Israele assalta navi di pacifisti: 10 morti
Shock e condanna da tutto il mondo

Soldati israeliani (foto Uriel Sinai -Ap)
Soldati israeliani (foto Uriel Sinai -Ap)
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Lunedì 31 Maggio 2010, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 22:29

ROMA (31 maggio) - Un assalto israeliano contro una flottiglia multinazionale che portava aiuti umanitari a Gaza ha provocato una strage con una decina di morti e numerosi feriti. Universale l'indignazione e la condanna per il bagno di sangue (inizialmente si era parlato di 19 vittime). Su una delle navi c'erano anche quattro italiani, tutti illesi.

Epicentro del bagno di sangue è stata la nave-guida del convoglio, la Mavi Marmara, affittata dalla IHH, un'organizzazione non governativa turca che ha legami con l'esecutivo di Ankara, ma è anche accusata di sostenere Hamas - il movimento islamico radicale palestinese al potere a Gaza dal 2007 - e altre sigle della galassia integralista internazionale.

Le immagini diffuse dai militari israeliani hanno mostrato lo sbarco nella notte delle teste di cuoio israeliane da un elicottero e la reazione con spranghe e coltelli di alcune decine di attivisti, cui è seguito il fuoco da parte dei militari israeliani e la strage. A seminare la morte, secondo i pacifisti, sono stati invece gli spari indiscriminati e ingiustificato dei commando. L'attacco - ripetutamente minacciato da Israele nel caso in cui gli attivisti avessero cercato di forzare il blocco imposto attorno alla Striscia fin dall'avvento al potere degli islamico radicali di Hamas - è avvenuto a qualche decina di miglia dalla costa in acque internazionali.

Diverse decine di attivisti filo-palestinesi che si trovavano sulle navi della flottiglia sono stati poi incarcerati all'arrivo in Israele. A finire in manette sono stati 83 attivisti e 25 di loro «hanno accettato di essere espulsi».

Ribattezza "Freedom flotilla" e guidata dall'organizzazione "Free Gaza Movement", il convoglio, scrive il New York Times, era il più ambizioso tentativo di rompere il blocco israeliano di Gaza. Circa 600 persone erano a bordo delle navi fra cui il nobel per la pace nord irlandese Mairead Corrigan-Maguire. La spedizione trasportava anche 10mila tonnelate di materiale.

Illesi, secondo la Farnesina, gli italiani a bordo del convoglio. I quattro sono stati poi arrestati con gli altri attivisti dagli israeliani. A guidare la pattuglia di volontari italiani è la giornalista torinese Angela Lano, del sito internet Infopal.it, accompagnata dal cantante Joe Fallisi, da Manolo Luppichini, regista e reporter, dal freelance Manuele Zani. «I cittadini italiani a bordo della Freedom Flottilla sono "spariti" a tutti gli effetti», si legge tuttavia in un comunicato diffuso inserata dalla famiglia di Lano. «Le autorità italiane non sanno nulla dei nostri connazionali sequestrati, sanno solo che sono stati portati in un carcere israeliano, e non sanno neanche quale», ha riferito Marco Benevento, un manifestante di Forum Palestina che ha fatto parte di una delegazione ricevuta a Montecitorio al termine del corteo che si è svolto a Roma per protestare contro gli attacchi israeliani.

Il bagno di sangue ha scatenato un diluvio di proteste, convocazioni di ambasciatori, tensioni di piazza, mentre le imbarcazioni - passate sotto controllo israeliano - venivano dirottate nel porto

di Ashdod (sud di Tel Aviv), con a bordo anche gli attivisti italiani decisi adesso a opporsi al rimpatrio forzoso.

La Turchia (partner storica ma da mesi in grave crisi di rapporti con lo Stato ebraico) non ha esitato a richiamare il proprio ambasciatore in Israele e il premier Tayyip Erdogan ha definito l'attacco «terrorismo di Stato».

L'Onu: siamo scioccati. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha condannato l'assalto e si è detto «scioccato». In serata riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Anche la Ue ha condannato l'uso della violenza da parte di Israele e chiesto un'immediata, completa e imparziale inchiesta sugli eventi e le circostanze in cui si sono verificati».

Da molte capitali europee era già stato espresso sconcerto, mentre il Consiglio di sicurezza dell'Onu, la Nato e la Lega Araba hanno convocato riunioni ad hoc. «Profondo rammarico» per la perdita di vite umane è stato manifestato anche dagli Stati Uniti - insostituibili alleati di Israele - per bocca del presidente Barack Obama. In un colloquio telefonico con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, Obama ha rimarcato la necessità di portare alla luce «tutti i fatti il prima possibile». Netanyahu, che si trova in visita in Canada, ha poi dovuto annunciare stasera un precipitoso rientro in patria, dopo aver annullato di comune accordo un previsto vertice con Obama.

Prima di ripartire, Netanyahu ha espresso «rammarico» per la morte di «almeno 10 persone», ma al contempo ha rivendicato le ragioni del blitz, offrendo «sostegno totale» all'operazione e al «diritto all'autodifesa» dei militari israeliani. Secondo Israele, che accusa gli attivisti di aver ordito deliberatamente «una provocazione violenta» (e anche di aver sparato «per primi» con un arma sottratta a un soldato), la responsabilità della tragedia ricade sui promotori della flottiglia.

Non c'è una crisi umanitaria e nessuno muore di fame nella striscia di Gaza, dove il problema è il fatto che il controllo del territorio è nelle mani di un'organizzazione terroristica, Hamas, ha detto il ministro della difesa israeliano Ehud Barak. L'isolamento di Gaza, ha poi affermato, ha il solo fine di impedire l'afflusso di armi e di terroristi in questo territorio.

Dal mondo arabo sono partite accuse di «pirateria» contro Israele. E nei territori palestinesi le piazze si sono riempite di migliaia dimostranti. A Gaza la leadership di Hamas ha proclamato una giornata di collera contro il "nemico sionista", invocando l'intervento della comunità internazionale e la fine del blocco. Dalla Cisgiordania, il presidente moderato dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, ha bollato a sua volta il blitz come «un massacro».

A ribollire è però anche il fronte interno degli arabo-israeliani, una minoranza di oltre un milione di persone in fibrillazione da tempo contro le politiche della nuova destra di governo israeliano e sensibile in queste ore alle voci secondo le quali lo sceicco Raed Sallah, leader radicale del Movimento Islamico della Galilea, potrebbe essere tra i feriti della Mavi Marmara. Per domani è convocato uno sciopero generale di protesta nel quale alcuni analisti già intravedono i germi di «una terza intifada» nel cortile di casa. L'edizione online del giornale Haaretz ha lanciato un allarme sul rischio che la collera della comunità arabo-israeliana - già vicina negli ultimi mesi al punto di rottura - si trasformi in «una terza intifada» che, a differenza delle due precedenti avvenute in anni passati nei territori palestinesi, questa volta minaccerebbe direttamente il fronte interno in Israele. Hamas intanto ha già invocato «una intifada dinanzi alle ambasciate israeliane nel mondo» per protestare contro l'arrembaggio.

Grande preoccupazione e dolore sono stati infine espressi dalla Santa Sede. Sentimenti riferiti da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana. «La Santa Sede è sempre contraria all'impiego della violenza, da qualsiasi parte essa venga, perchè rende sempre più difficile la ricerca delle soluzioni pacifiche, che sono le sole lungimiranti».


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