Israele, 610 pacifisti arrestati: 6 italiani
La Nato: rilasciateli. Saranno tutti espulsi

I materiali sequestrati sulle navi (foto Tsafrir Abayov - Ap)
I materiali sequestrati sulle navi (foto Tsafrir Abayov - Ap)
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Martedì 1 Giugno 2010, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:31
ROMA (1 giugno) - Il giorno dopo la strage dei pacifisti che volevano portare aiuti a Gaza e dopo la condanna dell'Onu nei confronti del blitz, Tel Aviv non indietreggia: il ministero della Difesa israeliano ha dichiarato che sar impedito l'ingresso a Gaza a qualsiasi nuova nave di aiuti. Proprio mentre l'irlandese Rachel Corrie sta facendo rotta verso la Striscia. Durante la giornata si sono moltiplicate le richieste di un rilascio immediato dei 610 pacifisti arrestati dagli israeliani. In serata il governo israeliano ha deciso di espellereli tutti.



Espulsione immediata. La decisione sarà operativa da questa sera. «È stato concordato di espellere i detenuti immediatamente», ha affermato il portavoce del premier Nir Hefez . Il provvedimento interessa anche gli attivisti che rischiavano di essere processati per gli atti di violenza che, secondo la versione israeliana, avrebbero commesso ai danni dei militari.



Consiglio di sicurezza Onu condanna la perdita di vite umane. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha condannato gli atti sfociati nella perdita di vite umane durante l'operazione israeliana contro la flottiglia di attivisti filo-palestinesi. La condanna è contenuta nel documento formale adottato, fra divisioni e polemiche sui termini da usare, dopo una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza durata oltre dodici ore. La formulazione usata risulta più sfumata rispetto al documento originale in virtù di pressioni statunitensi.



Il Consiglio «deplora la perdita di vite umane e i feriti risultati dall'uso della forza durante l'operazione militare israeliana in acque internazionali contro la flottiglia che si stava dirigendo verso Gaza. In questo contesto, l'Onu condanna gli atti sfociati nella perdita di almeno dieci vite umane e di numerosi feriti».



«Inchiesta rapida e credibile». Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha anche chiesto un'inchiesta «rapida, imparziale, credibile e trasparente» e il rilascio degli attivisti e delle loro imbarcazioni.



«Israele consenta il recupero dei corpi».
«Israele - chiede l'Onu nella dichiarazione - permetta l'accesso alle rappresentanze diplomatiche dei Paesi coinvolti affinché possano recuperare i corpi delle vittime e i feriti».



Hillary Clinton: situazione Gaza inaccettabile. Washington, dopo aver lavorato molto per smorzare i toni del documento Onu, ha ammesso di essere rimasta l'unica capitale a credere alla versione israeliana dei fatti. Hillary Clinton, difendendo la risposta prudente degli Usa, è tornata comunque a esprimere le preoccupazioni americane per la situazione a Gaza, definendola «inaccettabile» e aggiungendo che «così non si può continuare».



Netanyahu: Gaza stato terroristico finanziato da Iran. Il premier israeliano non recede dalle sue posizioni. Secondo Netanyahu «Gaza è uno stato terroristico finanziato dall'Iran e pertanto dobbiamo impedire che forniture militari vi arrivino via terra, dal cielo o dal mare. Aprire una libera rotta verso gaza sarebbe un pericolo enorme per la sicurezza dei nostri cittadini. Insistiamo per il blocco navale e per le ispezioni delle navi in arrivo». Secondo Netanyahu la Freedom Flotilla «non era animata da pacifismo ma era una forza violenta».



Il ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, ha definito «ipocrita» la dichiarazione Onu. Secondo Lieberman è un episodio «infelice», frutto della precipitazione e del «doppio standard di giudizio». Il ministro ha bollato come «ipocrita» il fatto che nel solo ultimo mese «circa 500 persone sono state uccise in Thailandia, Afghanistan, Pakistan, Iran e India», in attentati, azioni di polizia od operazioni militari, senza che la comunità internazionale reagisse. Mentre oggi l'Onu non ha perso tempo nel condannare Israele per quella che Lieberman ha sostenuto essere stata «un'azione difensiva». Di qui la conclusione secondo cui il governo israeliano giudica «inaccettabile» la presa di posizione del Consiglio di Sicurezza.



610 attivisti arrestati, 48 espulsi. Sono 610 gli attivisti arrestati dagli israeliani dopo il blitz di ieri, sul totale di 682 persone di 42 paesi presenti sulle navi, mentre 45 hanno accetatto l'espulsione. Gli arrestati sono detenuti nel nuovo carcere di Ela, inaugurata solo dieci giorni fa nella cittadina di Beersheba. I 48 che hanno accettato l'espulsione e sono stati portati all'aeroporto internazionale Ben Gurion. Tutti gli altri arrestati saranno interrogati nella prigione di Ela. Altri 45 attivisti - per la maggior parte di origine turca e reduci della Mavi Marmara - l'unica nave coinvolta nel bagno di sangue (nove le vittime accertate) sono stati ricoverati in diverse strutture. In ospedale anche sei soldati israeliani.



Sei italiani detenuti. Sono sei gli attivisti italiani detenuti in attesa della pronuncia di un tribunale, essendosi opposti - come numerosi altri stranieri - a un provvedimento di rimpatrio. Sono il tenore Giuseppe "Joe" Fallisi (50 anni), la giornalista Angela Lano (47 anni, direttrice di Infopal), Marcello Faracci, un italo-tedesco, Manolo Luppichini (46 anni, documentarista), Manuel Zani (30 anni) e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin (italiano di ascendenze arabe). Dovranno attendere che un tribunale israeliano esamini il loro caso - confermando l'espulsione con una sentenza - prima di tornare in Italia. Una procedura che non può durare, in circostanze normali, meno di 72 ore.



I sei italiani hanno incontrato il console Gloria Bellelli: stanno bene. Il console a Tel AViv ha riferito telefonicamente i risultati dell'incontro al sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, che si trova a Tel Aviv: «Stanno tutti bene, anche se l'unica donna tra loro, la giornalista Angela Lano, è la più provata». Si trovano in celle da quattro e da due persone, divisi per sesso. Tutti e sei, pur in buone condizione di salute, sono «piuttosto scossi». Al momento del blitz si trovavano tutti su una nave del Togo, tranne uno che era su una nave greca. Dei sei solamente Ismail Abdel-Rahim ha firmato per l'espulsione obbligatoria.



La nave irlandese Rachel Corrie intende raggiungere la Striscia, dichiara il gruppo Irish Palestine Solidarity Campaign. La nave, rimasta a Cipro per 48 ore in più per motivi logistici, ha a bordo il premio Nobel per la pace Maired Corrigan-Maguire (vinto per il suo impegno per la pace in Ulster) e l'ex assistente segretario generale dell'Onu Denis Halliday. «La nave - dichiara una cittadina irlandese - porta materiale per le scuole, da costruzione, e giocattoli. Tutto è stato ispezionato alla partenza dall'Irlanda. Speriamo di riuscire a passare sani e salvi». Il governo di Dublino ha già espresso a quello israeliano la sua protesta per l'arresto di sette irlandesi, parlando di «rapimento». Michael Martin, ministro degli Esteri, ha minacciato ogni misura possibile, compresa l'espulsione dell'ambasciatore israeliano: «Quei cittadini irlandesi non sono entrati illegalmente in Israele, sono stati essenzialmente rapiti in acque internazionali, portati in israele, e ora chiedono loro di firmare documenti in cui dichiarano di essere entrati illegalmente».



Hamas respinge gli aiuti: prima liberate gli arrestati. Hamas condiziona alla liberazione immediata degli attivisti arrestati l'ingresso a Gaza degli aiuti umanitari che si trovavano a bordo della sei navi. Quei generi di soccorso (fra cui cemento, medicinali, equipaggiamenti medici e altro) sono stati scaricati nel porto israeliano di Ashdod e inoltrati fino al valico di Kerem Shalom. Ma dalla parte palestinese i cancelli sono rimasti chiusi. Alcune fonti sostengono che a bordo della Marmara c'erano quantità modeste di aiuti: sarebbero stati riempiti 25 camion, un quarto di quanto Israele fa transitare verso Gaza via terra ogni giorno. Intanto l'Egitto ha riaperto il valico di Rafah per permettere il passaggio di aiuti e malati.



La stampa israeliana mette il governo di Benyamin Netanyahu e i vertici militari sul banco degli imputati. Molti giornali, come Yediot Ahronot, si concentrano sui presunti errori tecnici del blitz. Il progressista Haaretz esprime dure condanne politiche e chiede un ripensamento del blocco di Gaza. Lo scrittore e attivista di sinistra Yossi Sarid giunge a definire «sette idioti» i membri del gabinetto di sicurezza ristretto guidato da Netanyahu. Il moderato Ari Shavit, di solito filo-governativo, non solo punta l'indice contro i due ministri-ex capi di Stato maggiore Ehud Barak e Moshe Yaalon, ma avanza persino un paragone fra la strage della Mavi Marmara e lo storico episodio della nave Exodus.



La Marina militare aveva preso in considerazione altre tattiche, ma le aveva scartate. Qualcuno aveva proposto lo speronamento, ma si era temuto per l'affondamento della Marmara. Altri avevano suggerito il sabotaggio che bloccasse le navi in alto mare, ipotesi anche questa lasciata cadere. Accuse sono state rivolte anche alla solitamente organizzatissima intelligence israeliana. Il capo della marina, Eliezer Maron, ha detto infatti che sulla nave c'erano persone con molti soldi, dotate di strumenti per la visione notturna e di giubbotti anti-proiettile, ben organizzate in squadre con compiti precisi. Fatto ignoto ai militari israeliani. Di qui le accuse ai servizi segreti di Tel Aviv.



Coro di denunce dall'Europa, dai Paesi musulmani, dai palestinesi e dagli arabo-israeliani chiamati oggi a una giornata di sciopero generale. Il leader iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha colto l'occasione per addossare a Israele l'intenzione di una nuova offensiva massiccia contro la Striscia di Gaza. Il premier britannico Cameron ha chiamato Netanyahu per chiedere una risposta costruttiva alle critiche, descrivendo come “inaccettabile” la circostanza che ha portato all'attacco contro i pacifisti. Il primo ministro turco Erdogan parlerà questa sera con Obama e intanto attacca nuovamente Israele per l'azione di ieri. La Francia ha chiesto il rilascio immediato dei suoi nove cittadini, mentre la Gran Bretagna sta cercando di ottenere il conto esatto degli inglesi arrestati, il cui numero si aggira intorno alle 40 unità.



La Nato chiede il rilascio immediato dei detenuti. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, chiede a Israele di liberare immediatamente i civili e le navi coinvolte nell'assalto alla flottiglia che portava aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. La richiesta è arrivata dopo la riunione straordinaria dell'Alleanza tenutasi oggi pomeriggio. «C'è stato un ampio scambio di vedute tra gli alleati su tutti gli aspetti di questo tragico evento», si legge nella nota in cui Rasmussen esprime il suo «profondo rammarico per la perdita di vite umane e gli altri fatti seguiti all'uso della forza durante l'incidente che ha coinvolto la flottiglia che navigava verso Gaza. Condanno gli atti che hanno portato ha questa tragedia e aggiungo la mia voce ai richiami dell'Onu e della Ue per un'indagine immediata, imparziale, credibile e trasparente sull'incidente». Rasmussen avanza quindi una richiesta urgente, quella di «liberare immediatamente i detenuti civili e le navi sequestrate da Israele».



Frattini: rilascio rapido dei fermati. Il Ministro degli Esteri Franco ha chiesto al collega israeliano Avigdor Lieberman di «adoperarsi affinchè gli accertamenti» sui cittadini stranieri - fra i quali sei italiani -«vengano conclusi al più presto», in modo tale che «i fermati possano lasciare Israele». Il capo della diplomazia israeliana ha segnalato che le procedure avviate hanno incontrato alcune difficoltà, dovute al rifiuto di alcuni fermati di permettere la loro identificazione. Frattini ha incoraggiato il collega ad adoperarsi affinchè i fermati possano lasciare Israele.



Lo staff di Freedom Flotilla Italia ha definito ridicolo il capo d'imputazione: ingresso illegale. «Come può essere un ingresso illegale - chiedono - se sono stati rapiti a 75 miglia dalla costa e portati via, a forza e contro la propria volontà, verso il territorio israeliano dalle forze armate dello Stato di Israele? E' un'accusa ridicola, oltraggio all'intelligenza e sfregio al diritto internazionale».



Cinque palestinesi morti nella Striscia di Gaza. Due miliziani sono morti in uno scontro a fuoco all'altezza del kibbutz di Nir Oz, mentre ci sono state tre vittime nella città palestinese di Beit Lahya. Da quella zona erano stati sparati due razzi verso la città israeliana di Ashqelon, senza causare vittime o danni. Secondo la radio militare israeliana i tre sono stati uccisi da un missile lanciato da un aereo. I tre erano tutti esponenti dell'ala armata del Fronte Popolare, una delle fazioni radicali attive nell'enclave controllata dagli integralisti di Hamas.





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