Fini e il governo: «Con un voto in più
vegeterà, se ne avrà 10 in più mi dimetto»

Fini durante la trasmissione di Lucia Annunziata
Fini durante la trasmissione di Lucia Annunziata
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Domenica 12 Dicembre 2010, 10:15 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 23:37
ROMA (12 dicembre) - Se il governo Berlusconi avr la fiducia per qualche voto potr al massimo vegetare. Lo ha detto Gianfranco Fini alla trasmissione In mezz'ora.



«Se la sfiducia non passerà -
ha detto Fini - ci sarà un governo che cercherà di sopravvivere. Noi voteremo di volta in molta, ma non saremo più nella maggioranza, bensì all'opposizione. Questa però non è stabilità, questo è vegetare». «È Berlusconi - ha insistito Fini - che arroccandosi si preclude qualsiasi possibilità. Berlusconi prenda atto che è crisi politica e non aritmetica. Dopo aver ascoltato i gruppi in Parlamento si dimetta. Se vuole invece dimostrare che vince anche stavolta, sarà paralisi e l'Italia, ahimè vegeterà. Se invece ha dieci voti in più mi dimetto».



Gianfranco Fini ritiene che dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi serva un nuovo governo di centrodestra. E un esecutivo guidato da Giulio Tremonti lo sarebbe certamente, anche se «non è una questione di nomi». Le dimissioni di Silvio Berlusconi dovrebbero portare ad «un altro governo di centrodestra, altro che ribaltone!», ha detto il presidente della Camera rispondendo a Lucia Annunziata nel corso del programma In mezz'ora. Quindi lei escluderebbe un governo tecnico? «Ma non esistono i governi tecnici, esistono governi politici: faccio questo mestiere da tanti anni e non esistono governi tecnici». Alla domanda se considererebbe quello guidato da Tremonti un governo tecnico o un governo pienamente politico, Fini ha risposto: «Tremonti è il ministro cardine dell'attuale esecutivo ed è chiaro che sarebbe un nuovo governo di centrodestra, ma io non ne faccio una questione relativa al nome ne faccio una questione relativa al programma».



Berlusconi: Fini sembra un disco rotto, ripete sempre le stesse maldicenze e insulti. Sarebbe stata questa la reazione del premier all'intervista di Gianfranco Fini, che avrebbe seguito dalla sua residenza di Arcore. A irritare il presidente del Consiglio, alcuni passaggi dell'intervista di Fini, letti più come attacchi personali che come posizioni politiche. Berlusconi sarebbe comunque sereno sul passaggio parlamentare di martedì. Sull'esito del voto si nutrirebbe un «fondato ottimismo». Il premier ha fatto rientro nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli alle 18. Questa sera riceverà a cena i senatori del Pdl. Domattina, alle 8,30 è in programma il Consiglio dei ministri; subito dopo, alle 9, Berlusconi prenderà la parola al Senato.



Bonaiuti: «Leggiamo commenti romanzati, inventati di sana pianta, attribuiti al Presidente Berlusconi sulla trasmissione In Mezz'ora. Per l'esattezza, il Presidente ha visto di sfuggita appena due minuti della trasmissione mentre stava uscendo per recarsi all'aeroporto. Nessun commento quindi e tantomeno in quei termini. Purtroppo, i rigori del freddo natalizio sembrano avere su certe fantasie gli stessi effetti dei colpi di calore di Ferragosto».



Berlusconi pensa a un rimpasto con ministri tecnici per avvicinare l'Udc. Dopo la fiducia data quasi per certa, Berlusconi pensa all'innesto di un paio di ministri tecnici, nomi prestigiosi, per mandare un segnale di buona volontà all'Udc, nella speranza che i centristi cambino posizione sull'esecutivo e magari appoggino alcuni provvedimenti. E' lo scenario ventilato dal premier secondo fonti concordanti del centrodestra. Per far capire a che tipo di profilo stava pensando Berlusconi ha fatto il nome di Mario Monti. Un modo per convincere Casini che l'aria è cambiata, ma senza incappare nel veto leghista. Anche questo scenario è stato prontamente smentito da Bonaiuti.



Umberto Bossi, dopo due settimane di silenzio, ha detto la sua sulla fiducia: «Berlusconi? La piglia». Per poi aggiungere ridendo «...se non ha sbagliato i conti. Il dopo? Lo dico dopo la fiducia».



Bersani: «La soluzione della crisi dell'attuale maggioranza non può essere ricercata «nel perimetro scompaginato del centrodestra». Così il segretario del Pd commenta le affermazioni del leader Fli. «Le dichiarazioni di Gianfranco Fini - ha detto - dimostrano che la stagione disastrosa del governo Berlusconi è oramai praticamente esaurita. È evidente che la soluzione non c'è. Testimonia ancora una volta che così non si può andare avanti, che la soluzione non c'è, nè nel perimetro scompaginato del centrodestra, nè in nuove improbabili elezioni. Rimane solo quel che ha detto ieri la piazza di San Giovanni: da martedì bisogna fare un primo passo verso una situazione nuova che ci lasci finalmente alle spalle una stagione disastrosa e ormai palesemente esaurita».



Nuovo appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «L'Italia da troppo tempo vive uno stato di tensione nei rapporti politici e istituzionali», ha detto oggi il capo dello Stato, secondo il quale sarebbe bene «nell'interesse generale del Paese, che questa tensione venisse meno».



«Ho preoccupazioni permanenti ma non me ne lascio schiacciare», ha poi aggiunto Napolitano poco prima di lasciare Vienna per rientrare in Italia, rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se sia preoccupato della situazione politica in Italia. «Sono atteso come comune spettatore televisivo domani e dopodomani», ha detto ancora il capo dello Stato riferendosi alla settimana difficile che si apre domani sul versante politico. «Vedremo quale conseguenze ci saranno», ha aggiunto Napolitano. Di qui il presidente della Repubblica lancia anche un segnale di ottimismo: «Adesso non c'è il sole in Italia ma delle volte sì».



Interpellato sul clima di tensione che si respira in Italia generato anche dai sospetti e dalle accuse reciproche dei partiti sulle presunte compravendite di parlamentari. Il presidente della Repubblica risponde tuttavia sottolineando che il clima di tensione in Italia è una costante che lui ha notato da quando è stato eletto presidente della Repubblica. «Ho sempre constatato un clima di tensione: non è una novità di questi giorni. Ma - aggiunge - in questi giorni ci tocca qualche punta di particolare esasperazione». Per il capo dello Stato, tuttavia, «la grande questione» è quella di allentare questo stato di tensione che «da troppo tempo» inquina i rapporti politici e istituzionali che invece andrebbero tutelati «nell'interesse generale del Paese».



Fiducia, salta l'ultima trattativa. Un "patto" senza le dimissioni di Berlusconi ma con l'astensione di Fli sulla sfiducia, una legge elettorale con premio di maggioranza al 40% ed elezione diretta del premier, una nuova stagionedi concertazione con le parti sociali, un accordo "federativo" tra i partiti del centrodestra: è la strada politica che dieci colombe del Pdl e sei di Fli, capitanate da Andrea Augello e Silvano Moffa, hanno chiesto ieri di percorrere a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, fermandosi un passo prima del precipizio e del voto sulla sfiducia al governo del 14 dicembre.



Il premier ha aperto alla proposta, condizionando l’avvio della mediazione al sì alla mozione di fiducia che verrà votata martedì, ma il leader di Fli, spiazzato dall’iniziativa delle 6 “colombe” guidate da Moffa, ha invece chiuso, non nascondendo l'irritazione per un'iniziativa che incrina il faticoso compattamento di Futuro e Libertà sulla mozione di sfiducia. Un tentativo, ha fatto filtrare Fini, tardivo e superato. «Futuro e libertà voterà compatto la sfiducia», ha quindi ribadito Fini.



«Sono pronto a incontrare Moffa e coloro che hanno sottoscritto la lettera», ha detto oggi il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. «Mi sono sempre detto disponibile ad aprire un luogo di discussione come ho già fatto con i Radicali che reincontrerò prima del 14». «Sono pronto a discutere di tutto - ha affermato La Russa - se c'è buona fede, se invece l'obiettivo è solo scavallare Berlusconi, allora non ci può essere nessuna trattativa».



Grazie alla campagna acquisti, il Cavaliere dovrebbe comunque incassare la fiducia per due-tre voti. E già avvisa: «Con questi numeri sarà difficile governare». Da qui l’intenzione, dopo martedì, di provare ad allargare la maggioranza all’Udc e ai finiani più moderati, offrendo la riforma della legge elettorale.



«Abbiamo votato 37 sfiduce, ora voteremo la 38esima. Non ci sono giochi di potere. Noi non siamo comprabili con qualche poltrona», ha ribadito oggi il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «Io temo molto l'incoscienza di chi ritiene che la contabilità possa aiutare la politica dell'Italia e temo molto chi pensa che con un voto in più risolverà i problemi del Paese», ha poi aggiunto Casini.



«Non c'è nessun raffreddamento» con Fini, «ciascuno di noi ha preso questa posizione arrivando da percorsi diversi e quindi da sensibilità diverse», ma siamo «convinti che dal Pd e dal Pdl non sia

venuto niente di buono e che serva dunque una nuova sensibilità politica ed è questo che ci accomuna con Fini e Rutelli». Pier Ferdinando Casini, a margine di una manifestazione dell'Udc svoltasi oggi a Roma e dal titolo "Verso il partito della nazione" risponde alle domande dei giornalisti sui rapporti con il leader di Fli. Casini riconosce che su alcuni temi, come la bioetica, «ci sono posizioni diverse» rispetto a quelle dei "futuristi". Questo, aggiunge, è «noto». Ma, conclude, l'obiettivo comune è quello di rimediare alla situazione politica attuale.








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