Agguato a Belpietro sulla porta di casa:
sparatoria con la scorta, caccia all'uomo

Belpietro nel suo ufficio a Libero (foto Milo Sciaky - Ansa)
Belpietro nel suo ufficio a Libero (foto Milo Sciaky - Ansa)
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Venerdì 1 Ottobre 2010, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 01:44
ROMA (1 ottobre) - Un uomo armato di una pistola stato sorpreso nella tarda serata di ieri, intorno alle 22.45, dal capo della scorta di Maurizio Belpietro che aveva appena accompagnato il direttore di "Libero" all'uscio di casa, in un condominio nel centro di Milano, in via Monti di Pietà. Sorpreso sulle scale, l'uomo, alto circa un metro e 80, sui 40 anni, ha puntato l'arma verso l'agente, che è riuscito a ripararsi dietro una colonna del pianerottolo e ha sparato prima due colpi a scopo intimidatorio, poi un terzo. L'uomo, corpulento ma molto agile, è riuscito a fuggire scendendo all'impazzata tutti i piani delle scale e, pur inseguito dal poliziotto armato di pistola, è riuscito a fuggire anche grazie al fatto che il condomimio ha diverse uscite. Sul posto non sono state trovate tracce di sangue. Sulla vicenda indagano la digos e la squadra mobile della questura di Milano.



L'arma non ha sparato perché si è inceppata. La pistola dell'aggressore è una semiautomatica, tipo Beretta, simile a quella in dotazione alle forze dell'ordine, ha spiegato il questore di Milano, Vincenzo Indolfi, che ha incontrato la stampa con il capo della Digos, Bruno Megale. Secondo la testimonianza dello stesso caposcorta, l'arma, ha riferito il questore, «non ha sparato perché si è inceppata». Indolfi ha riferito che il caposcorta ha sentito distintamente il rumore del grilletto che scattava. Il poliziotto, che era tra il quarto e il quinto piano e stava scendendo a piedi la prima rampa di scale, si è riparato dietro un muro e ha sparato i primi due colpi in rapida successione contro l'aggressore. Una pallottola si è conficcata nel corrimano, la seconda nel battiscopa. Il caposcorta ha inseguito l'uomo e giunto al terzo piano ha esploso il terzo colpo di pistola che ha infranto una vetrata. Successivamente il poliziotto, mentre dava l'allarme con il cellulare, è risalito al quinto piano per assicurarsi dell' incolumità del direttore di Libero.



«Non so che dire, la sensazione è che quella persona stesse aspettando il mio ritorno a casa - dice Belpietro, sotto scorta da otto anni - E se il mio caposcorta avesse preso l'ascensore per scendere, e non le scale, non so come sarebbe andata. Il mio caposcorta mi aveva accompagnato all'uscio di casa come al solito. Ci siamo salutati, ma lui poi mi ha spiegato che, invece di prendere l'ascensore, ha preferito scendere le scale per fumarsi una sigaretta. Sulla rampa tra il quinto e il quarto piano, pochi gradini sotto il mio pianerottolo, si è imbattuto in questa persona che pare indossasse una camicia simile a quella usata dai militari della Guardia di finanza, ma su pantaloni di una tuta. Questo signore, senza pronunciare una parola, ha puntato l'arma sul poliziotto, ma il grilletto si è inceppato. Il mio caposcorta ha fatto fuoco e lo sconosciuto è scappato. Io ero già entrato in casa, ma non avevo ancora chiuso la porta. Appena ho sentito uno sparo, seguito da altri due ho subito capito che stava accadendo qualcosa di grave. Mi sono girato di scatto e ho visto il poliziotto prima ripararsi dietro a un angolo e poi partire all'inseguimento di quel malvivente. Certo che se avessero bussato alla mia porta, poco dopo che mi avevano accompagnato, avrei aperto e non so come sarebbe andata a finire. Non chiudo mai la porta a chiave ma solo con lo scatto della serratura. E se avesse suonato, vedendo la casacca della Guardia di Finanza dallo spioncino, avrei aperto senza nulla sospettare».



Belpietro: l'agguato ricorda gli albori degli anni di piombo. «Sto bene, sono tranquillo. Io sono una persona tranquilla e serena, certo, da ieri un po' meno - ha detto poi in giornata Belpietro - Non cambio il mio lavoro. Non l'ho cambiato neanche stamattina. Ho fatto le cose che faccio sempre, il mio programma tv, la riunione di redazione e oggi pomeriggio scriverò per raccontare cosa è successo e cosa penso». Ha però ammesso che «ora c'è più preoccupazione. Io sono un semplice cronista che fa il suo lavoro, ma sono preoccupato per la mia famiglia». Per Belpietro l'agguato ricorda quelli degli anni '70. La vicenda che gli torna alla mente di più risale agli albori degli anni di piombo «prima dell'omicidio di Calabresi, quando un militante extraparlamentare di sinistra aspettò nell'androne di casa un esponente dell'Msi». L'attentatore in quel caso si ferì ma - ha sottolineato Belpietro - avrebbe potuto uccidere.



La procura di Milano ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti, per tentato omicidio ai danni dell'agente della scorta che ieri sera ha sorpreso all'interno del palazzo dove abita il direttore di Libero Maurizio Belpietro, un uomo armato di pistola. L'uomo prima di fuggire ha puntato l'arma contro l'agente, il quale ha sparato alcuni colpi a scopo intimidatorio. Nell'inchiesta, coordinata dall'ex procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici e dal Pm Grazia Pradella, è ipotizzato anche il reato di detenzione e porto abusivo di armi.



Rafforzata la scorta. La tutela, un'auto con due persone a bordo su cui fino a ieri viaggiava Belpietro, era stata assegnata al direttore di Libero nel 2003, a seguito di una serie di minacce che il giornalista aveva ricevuto. Da oggi, invece, Belpietro si muoverà con un'auto di scorta al seguito con a bordo due persone.



Le indagini della Digos si muovono a 360 gradi e gli investigatori non escludono alcuna pista, pur partendo da alcuni punti fermi, come la testimonianza del caposcorta di Belpietro (che ha riferito dell'arma automatica che avrebbe sparato se non si fosse inceppata, del travisamento dell'uomo con una camicia simile a quelle in dotazione alla guardia di finanza), e l'identikit ricostruito sulle sue indicazioni. Per ora le piste al vaglio della questura non escludono l'ampio vaglio della matrice «politica», dall'antagonismo eversivo all'area anarco-insurrezionalista, ma non scartano nemmeno la traccia della criminalità comune. Ossia, che l'uomo scappato in fretta e furia sia stato un rapinatore in attesa della vittima di turno nella tromba delle scale dell'elegante stabile, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato. A queste ipotesi si affianca anche il filone della vendetta, di qualcuno che magari per articoli scritti in passato, ce l'aveva con Belpietro.



Solidarietà, preoccupazione e condanna del gesto, ma anche polemiche. La solidarietà a Belpietro è bipartisan. Napolitano gli telefona per manifestargli la sua solidarietà. Da più parti si sottolinea come nel Paese si respiri ormai un crescente clima di odio, influenzato anche dall'inasprirsi dei toni della contesa politica. Il Pdl attacca l'Italia dei Valori citando il durissimo intervento di Di Pietro alla Camera nel giorno della fiducia al governo. L'Italia dei Valori rimanda al mittente le accuse, bollandole come «ignobili».
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