«Soffro troppo». Professoressa aquilana si toglie la vita con il kit del suicidio comprato sul web

«Soffro troppo». Professoressa aquilana si toglie la vita con il kit del suicidio comprato sul web
«Soffro troppo». Professoressa aquilana si toglie la vita con il kit del suicidio comprato sul web
di Daniela Rosone
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Venerdì 5 Maggio 2023, 09:32

L'AQUILA - È aquilana la professoressa che si è uccisa a Trento acquistando on line il kit del suicidio. Si chiamava Antonella D. L., 63 anni, e ormai da anni viveva in Trentino. L'uomo che ha venduto il kit a lei come ad altri è stato arrestato in Canada. Venti anni di dolore, insonnia, solitudine, che l'hanno portata a questa scelta drammatica che ha raccontato e motivato lasciando una lettera. Un ordine fatto all'estero, più di un anno fa. La lettera la professoressa aquilana l'ha lasciata su un tavolo senza destinatario, c'era scritto "per chi mi trova".

Il 4 aprile scorso la scoperta ad opera dei Carabinieri della stazione di Borgo Valsugana che l'hanno trovata sul letto.

Nella lettera la professoressa in pensione ha portato avanti un racconto lucido ma straziante, qui ha spiegato che la sua ricerca era iniziata anni fa su internet. Voleva una morte pacifica e chiedeva il diritto alla pace e alla liberazione. La Procura di Trento, nonostante tutto, sta portando avanti le indagini ipotizzando il reato di istigazione al suicidio. Per ora il fascicolo è contro ignoti.

Il nome dell'aquilana è stato trovato nella lista clienti di un uomo dell'Ontario di nome Kenneth Law, sedicente ex ingegnere aeronautico e poi chef a Toronto, che negli ultimi due anni ha gestito alcuni siti web ( chiusi dagli inquirenti) vendendo all'estero kit per aspiranti suicidi. Il kit aveva all'interno mascherine facciali, nitrito di sodio, ma anche bombole di azoto, manometri, tubicini, sacchetti di plastica. L'uomo è stato arrestato dall'Interpol in seguito alla morte di almeno 4 persone nel Regno Unito. È accusato di consulenza e aiuto al suicidio.

L'attenzione ora si è spostata anche in Italia dopo la morte della donna che conduceva una vita isolata in un paesino di 400 anime, Ronchi Valsugana. Raramente veniva vista in paese, la sua casa era tra i boschi. Aveva la sindrome di Lyme, forse era la sua malattia che l'affliggeva così tanto. L'Interpol, quando ha scoperto i nomi italiani, ha subito allertato Roma e sono scattate le ricerche. Per la professoressa nulla da fare ma altri 8 nomi sono stati individuati e di conseguenza le persone salvate con il sequestro dei kit. Otto italiani, alcuni di loro con gravi problemi psichiatrici e già in cura nei centri di igiene mentale.

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