Filippo Turetta non vede i funerali di Giulia, in carcere televisori spenti. Tolti anche i giornali. «È in crisi, meglio evitare»

Alla messa nessuno dei suoi parenti. In silenzio i genitori

Filippo non vede i funerali, in carcere televisori spenti. Tolti anche i giornali. «È in crisi, meglio evitare»
Filippo non vede i funerali, in carcere televisori spenti. Tolti anche i giornali. «È in crisi, meglio evitare»
di Angela Pederiva
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 07:51

Citato espressamente solo dal vescovo Claudio Cipolla, ma evocato più o meno da tutti, Filippo Turetta è il convitato di pietra della giornata. Detenuto nella casa circondariale di Montorio Veronese, ora l'assassino di Giulia Cecchettin si trova nella terza sezione, "Reparto protetti": in cella avrebbe potuto seguire la diretta televisiva dei funerali. «Ma cercano di non fargli vedere né la tivù né i giornali, o comunque il meno possibile, perché è parecchio in crisi», riferiscono le voci di "radio carcere". E infatti proprio ieri mattina la tv sarebbe rimasta spenta, come quella degli altri detenuti della sezione. E nessuno dei familiari del 22enne ha partecipato alla cerimonia.

I GENITORI

Dopo le prime ammissioni davanti al gip Benedetta Vitolo e la successiva confessione di fronte al pm Andrea Petroni, evidentemente il 21enne sta cominciando a fare i conti con l'enormità del delitto che ha commesso.

A pagarne il conto sono però anche mamma Elisabetta e papà Nicola. «Non li sento da giovedì scorso riferisce Marco Rigato, sindaco di Torreglia quando non era ancora stata stabilita la data dei funerali e non avevano visto loro figlio in carcere. Ho offerto l'ausilio dei servizi sociali, ma non hanno voluto: sono già seguiti da altri, Filippo compreso. Una cosa è certa: hanno bisogno di tranquillità. Più passa il tempo e più realizzano mentalmente quanto è accaduto. Sono sempre più provati, sempre più ogni giorno che passa rispetto al precedente».

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L'INCHIESTA

Ieri Padova si è fermata per l'addio a Giulia, ma negli uffici dei pm di Venezia e degli investigatori si è continuato a lavorare: sui prossimi step che aiuteranno a scrivere la verità sul femminicidio della ragazza di Vigonovo e sulla figura di Filippo Turetta, l'ex fidanzato reo confesso dell'omicidio, in carcere dal 25 novembre a Verona dopo essere stato estradato dalla Germania.
Dopo l'interrogatorio di garanzia davanti alla gip Donatella Vetuli e quello investigativo del pm Andrea Petroni, titolare del fascicolo per omicidio volontario e sequestro di persona, per aggiungere nuove tessere alle indagini si attende soprattutto l'arrivo in Italia della Fiat Punto nera di Filippo, sotto custodia della polizia tedesca da sabato 18 novembre, quando la fuga si è conclusa su un'autostrada vicino a Lipsia.

L'AUTO

La Fiat sarà riportata in Italia solo dopo il 10 dicembre ma prima di quella data dovrebbe tenersi un summit tra investigatori italiani, tedeschi e austriaci - in quest'ultimo paese sono infatti state segnalate le ultime tracce di Turetta prima dell'arresto - per fare il punto sulle indagini. La vettura è un elemento centrale per la ricostruzione del delitto: è su quella macchina che si è consumata la parte finale dell'aggressione a Giulia, nella zona industriale di Fossò, sabato 11 novembre, verso le 23.30; ed è lì che probabilmente la giovane è stata uccisa con quella coltellata mortale alla base del collo, che in pochi minuti ha provocato la morte per dissanguamento. L'interno dell'auto non è ancora stato analizzato nel dettaglio. Si sa che è stato rinvenuto nell'abitacolo dello scotch del tutto simile a quello del quale era stata repertata una traccia, assieme ad una ciocca di capelli, a Fossò.

I CELLULARI

E sono stati recuperati due cellulari, quello di Filippo e quello di Giulia. E poi ci sono da effettuare le comparazioni, i raffronti tecnici tra le macchie ematiche e le tracce biologiche, rimaste sull'auto, e l'esito dell'esame autoptico sul corpo di Giulia eseguito giovedì scorso all'istituto di medicina legale di Padova. Per questo le analisi del Ris di Parma sull'auto e sugli oggetti trovati potrebbero far luce sui punti ancora oscuri dell'indagine, consentendo all'accusa di avvalorare o meno la contestazione dell'aggravente della premeditazione.

VITA IN CELLA

Intanto Filippo, nella sua cella di Montorio, sta facendo i conti con la difficile realtà del carcere. Aspetta. Non avrà a breve altri colloqui con i genitori, che l'hanno incontrato per la prima volta domenica scorsa, per un'ora. E non sa neppure se ci sarà una nuova visita del pm di Venezia: gli inquirenti hanno detto di ritenere esaustivo l'interrogatorio durato per nove ore reso da Turetta cinque giorni fa, quando ha ammesso l'orrore. Al momento, dunque, gli inquirenti non ne hanno programmati altri.

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