Navi della Marina militare verso la Libia
Costituito comitato permanente di crisi

La nave Mimbelli
La nave Mimbelli
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Martedì 22 Febbraio 2011, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 22:59
ROMA - Vertice stasera a Palazzo Chigi sulla situazione libica: hanno partecipato il premier Silvio Berlusconi e i ministri degli Esteri Franco Frattini, dell'Interno Roberto Maroni, della Difesa Ignazio La Russa, dello Sviluppo Economico Paolo Romani e della Giustizia Angelino Alfano. Tra i punti in discussione, anche l'utilizzo delle forze armate sui vari fronti aperti dalla crisi libica. Sul fronte immigrazione, viene segnalato il rischio che arrivino in Italia 200-300mila persone in fuga dalla Libia.



È stato costituito un comitato permanente sulla crisi libica. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine del vertice a Palazzo Chigi. «Siamo molto preoccupati. Il presidente del Consiglio è molto preoccupato, la riunione con i ministri è stata elevata ad una sorta di comitato permanente, di regia degli interventi perchè riteniamo che bisogna essere pronti a ogni sviluppo della situazione, che naturalmente non si presenta tranquillizzante». Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa al termine del vertice a Palazzo Chigi.



Riguardo alla stima dei 2-300mila immigrati in arrivo verso le coste italiane, La Russa sottolinea che «si tratta di una stima del tutto empirica. Ci sono - ha ricordato il ministro - due milioni e mezzo di stranieri in Libia e quindi possono esserci problemi per i flussi di migranti. Quello che non è empirico invece è l’impegno dell’Italia a impedire o a tentare di intervenire affinchè cessi la violenza in Libia con una moral suasion. Il governo è impegnato nel far rientrare gli italiani».



Berlusconi ha smentito al leader libico Gheddafi la possibilità che l'Italia abbia fornito armi o razzi ai manifestanti a Bengasi, come detto dal colonnello in tv. Il premier ha avuto una telefonata di una ventina di minuti con il leader libico, ribadendo la necessità di una soluzione pacifica all'insegna della moderazione per scongiurare il rischio di degenerazione in una guerra civile. Gheddafi ha rassicurato Berlusconi sulla situazione in Libia, dicendo che va tutto bene e che la verità sugli eventi la dicono i media libici. «Se fossero confermate le parole di Gheddafi si tratterebbe di una purissima falsità che lascia sgomenti e sbigottiti - commenta Frattini - Razzi non ne abbiamo mai dati, razzi italiani non ci sono».



Tre navi della Marina militare sono in movimento verso la Libia: sono la San Marco, la San Giorgio, salpate da Brindisi, e la Mimbelli, partita da Taranto. Potrebbero essere impiegate per le operazioni di rimpatrio dei nostri connazionali. Le navi rimarranno a distanza di qualche ora dalla costa libica, pronte ad essere immediatamente operative.



Berlusconi è stato al Quirinale, dove ha parlato con il presidente della Repubblica. Il premier ha aggiornato Napolitano su quelli che il Quirinale, in una nota, definisce come «preoccupanti sviluppi della situazione in Libia» e sulle iniziative che il governo intende adottare per l'accoglienza dei profughi e per il rimpatrio dei cittadini italiani.



«Per il rimpatrio degli italiani la Difesa è pronta a mettere in campo quattro o cinque C-130, alcune navi e, se necessario, qualche centinaio di militari - ha detto Ignazio La Russa - Alla Difesa il ministero degli Esteri ha chiesto una serie di misure da valutare e intraprendere: si tratta della disponibilità di assetti navali, aerei e terrestri per il rimpatrio o l'eventuale evacuazione, con la protezione dei militari, dei nostri connazionali. Allo Stato l'ipotesi presa più concretamente in considerazione è quella del rimpatrio attraverso un ponte aereo con 4-5 velivoli C-130».



«L'altra ipotesi, che però è soltanto di scuola, è che sia necessario evacuare gli italiani con l'ausilio delle nostre forze armate - ha proseguito il ministro - in questo caso si parla di impiegare qualche centinaio di militari ma, è un'opzione remota che per il momento non viene nemmeno presa in considerazione, anche se nostro compito è quella di pianificarla. Sempre per il rimpatrio degli italianici è stata chiesta la disponibilità di asseti navali ulteriori rispetto alla nave Mimbelli già mobilitata. Si tratterebbe di unità dalle caratteristiche tali da potersi avvicinare alla costa, ma anche in questo caso nessuna decisione è ancora stata presa».



Aerei, navi, elicotteri. Comincia così a delinearsi l'impegno delle forze armate italiane, tenendo conto delle diverse emergenze: la difesa aerea, dopo l'atterraggio di due caccia libici a Malta; quella umanitaria, con la possibile fuga di barconi di clandestini verso la Sicilia; il supporto alle operazioni di rimpatrio dal Paese nordafricano. L'allarme per l'Aeronautica militare è scattato ieri, dopo l'atterraggio a Malta di due cacciabombardieri Mirage libici fuggiti da Bengasi. In stato di «massima prontezza» sono stati posti gli Stormi di Gioia del Colle (Bari) e Trapani. I caccia Eurofighter da Gioia del Colle e gli F16 da Trapani sono pronti al decollo con pochissimi minuti di preavviso per intercettare eventuali aerei che dovessero violare lo spazio aereo nazionale. L'Aeronautica ha messo a disposizione della Farnesina un C-130 della 46/a Brigata aerea di Pisa per le operazioni di rimpatrio.



Mobilitata anche la Marina Militare,
che ha già due corvette impegnate nel pattugliamento del tratto di mare tra la Sicilia e l'Africa: la Chimera e la Fenice, con 250 uomini di equipaggio complessivamente. Da Taranto è partita la nave Mimbelli (unità multiruolo, con un equipaggio di circa 400 persone), specializzata nel controllo dello spazio aereo e che può quindi dare informazioni tempestive sulle imbarcazioni in movimento, mentre a Catania la Marina ha due gruppi di elicotteri che possono essere utilizzati. L'Esercito per ora non è stato allertato, ma potrà dare il suo contributo in caso di sbarchi massicci. Un contingente di 200 militari è stato già messo a disposizione del commissario straordinario per l'emergenza immigrazione, Giuseppe Caruso, per la sicurezza e la vigilanza dei centro in cui sono ospitati i migranti.



Ue: solidarietà ma no allo smistamento. «Solidarietà » con il governo italiano, «disponibilità a fornire materiale umano e mezzi finanziari», ma non ci sarà alcuna apertura nei confronti di una distribuzione del fardello dell'immigrazione proveniente dai Paesi del Nord Africa. È quanto si apprende da fonti diplomatiche europee.



Paesi arabi, problema europeo. Secondo le fonti, i governi del nord Europa hanno intenzione di mettere sul tavolo del Consiglio affari interni e giustizia (Gai), che si terrà giovedì e venerdì prossimi, la disponibilità a considerare la questione delle rivolte nei Paesi arabi come «un problema europeo», ma fanno notare che «un paese di 60 milioni di abitanti non può avere problemi a fronteggiare qualche migliaio di migranti». Inoltre osservano che «la legislazione europea è chiara»: nel senso che la gestione degli immigrati, intesa come rimpatrio degli illegali e valutazione delle domande d'asilo, spetta al Paese in cui essi approdano.



«Tra l'altro - osserva la fonte europea - l'Italia non ha voluto alcuno degli immigrati che sono arrivati a Malta. E a suo tempo la Germania non battè ciglio di fronte ai 300.000 che arrivarono nel paese al tempo della crisi nei Balcani». Un aiuto politico per alleviare la pressione sull'Italia potrebbe semmai arrivare con la disponibilità ad una azione comune dei 27 nei confronti dei paesi di origine per «convincerli» a facilitare la riammissione degli espatriati.



Pieralisi (Confindustria): distribuire immigrati nell'Ue. «L'Italia costringa l'Europa ad assumersi le sue responsabilità» per affrontare la crisi nordafricana. È l'invito lanciata al Governo da Gennaro Pieralisi, del consiglio direttivo di Confindustria nazionale, che propone, fra l'altro, di «smistare» gli immigrati fra tutti i Paesi della Ue. «Quanto costerà all'Italia la crisi dei paesi del nord Africa?» si chiede, sottolineando i tanti motivi «per guardare con preoccupazione alla situazione che si sta profilando in quell'area e che ci investe direttamente su vari fronti: il prezzo del petrolio sta registrando in queste ore i massimi degli ultimi due anni, molti importanti gruppi industriali italiani hanno interessi in Tunisia e soprattutto in Libia, ma la prima emergenza da affrontare ora, per il nostro Paese, è il flusso di immigrati. Un'onda di persone che rischia di gettare nella disperazione non solo Lampedusa, primo avamposto per gli sbarchi, ma tutto lo stivale».
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