Filippo Turetta «non è un mostro, è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro»: l'attacco di Elena Cecchettin

Elena Cecchettin in tv: "Il femminicidio è un omicidio di potere, è un omicidio di Stato, perché lo Stato non aiuta e non tutela noi donne"

Filippo Turetta «non è un mostro, è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro»: l'attacco di Elena Cecchettin
Filippo Turetta «non è un mostro, è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro»: l'attacco di Elena Cecchettin
di Marta Giusti
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Lunedì 20 Novembre 2023, 07:44

Elena Cecchettin continua a metterci la faccia. Senza timore del giudizio, di ciò che dice, riguardo la morte della sorella Giulia Cecchettin e soprattutto dell'assassino, Filippo Turetta. A “Dritto e rovescio” ha spiegato: «Io volevo lanciare un messaggio. In questi giorni si è sentito parlare di Turetta, definito come mostro...ma lui mostro non è, perché mostro è colui che esce fuori dai canoni della nostra società, mentre lui è un uomo schiavo dei canoni della nostra società patriarcale”. E ancora.

Elena Cecchettin, la cultura dello stupro

 

«La cultura dello stupro è quell'insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna, come controllare il telefono, essere possessivi o fare catcalling - ha poi proseguito -.

Non tutti gli uomini mi viene detto, ed è vero, però sono sempre gli uomini che traggono beneficio da questo tipo di società patriarcale. Gli uomini devono essere i primi a richiamare i loro colleghi che controllano i telefoni delle proprie ragazze, che fanno catcalling, devono essere ostili ai comportamenti che possono sembrare banalità ma sono il preludio dei femminicidi», ha sostenuto Elena.

Un dolore enorme accompagnava le sue dichiarazioni, mentre il suo volto carico di emozione e tristezza guardava dritto n camera.

Poi la conclusione: «Il femminicidio è un omicidio di potere, è un omicidio di Stato, perché lo Stato non aiuta e non tutela noi donne. Bisogna prevedere allora un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole per prevenire queste cose, bisogna finanziare i centri antiviolenza per far sì che siano davvero pronti ad aiutare le donne che ne hanno bisogno», ha raccontato prima dell’appello finale: «E per Giulia, vi chiedo, non fate un minuto di silenzio, bruciate tutto».

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