San Benedetto, condanna a morte
per Cavatassi, i familiari in Senato

Denis Cavatassi felice in Thailandia
Denis Cavatassi felice in Thailandia
2 Minuti di Lettura
Martedì 6 Febbraio 2018, 08:35
SAN BENEDETTO - Arriva in Senato il caso di Denis Cavatassi, il cinquantenne di Tortoreto, molto noto anche a San Benedetto dove a lungo ha lavorato, condannato in Thailandia alla pena di morte con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del suo socio, il toscano Luciano Butti, ucciso con tre colpi di pistola nel marzo del 2011 a Pukhet dove insieme gestivano un ristorante. L’uomo, arrivato in quei luoghi per inseguire un sogno, si è sempre proclamato innocente. Contro la sentenza, i legali del tortoretano, hanno presentato un ricorso presso la Corte suprema del Regno di Thailandia. E questa matttina la sorella Romina, che sta portando avanti una battaglia perché venga riconosciuta l’innocenza, racconterà in Senato l’incubo del fratello. Con lei ci saranno l’avvocato Alessandra Ballerini (la stessa delle famiglie di Giulio Regeni e Andy Rocchelli), il fratello Adriano, il senatore Luigi Manconi e le due associazioni Amnesty International e Prigionieri del silenzio. 
Il processo si è concluso con una prima gravissima sentenza di condanna alla pena di morte il 17 dicembre 2015, sentenza che è stata confermata in secondo grado il 18 gennaio 2017. In questi giorni – fa sapere la sorella Romina – Denis si trova ricoverato all’ospedale di Bangkok per essere operato a un’ernia inguinale e fisicamente sta abbastanza bene, nonostante le condizioni di carcerazione degradanti. Le poche notizie riescono ad averle attraverso la moglie, una thailandese che lo ha reso papà, e gli amici che vanno regolarmente a trovarlo. E quelle lettere che di tanto in tanto arrivano, la sorella Romina le ha volute rendere pubbliche. «Mi rendo conto solo ora che il destino possa riservare delle esperienze che vanno oltre ogni immaginazione – scrive Denis – Prima di vivere tutto questo non avevo mai riflettuto a fondo sul concetto di giustizia e di punizione, o su come, spesso, si possa essere troppo facilmente giustizialisti di fronte a quello che potrebbe essere anche un errore giudiziario». 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA