ASCOLI C’è un’ordinanza della Corte suprema di cassazione (su ricorso del Comune di Treviso) che rischia di produrre un effetto-terremoto sul fronte delle multe per eccesso di velocità con rilevazione attraverso dispositivi elettronici non omologati. Un pronunciamento che rimarca proprio la differenza tra l’approvazione e l’omologazione degli autovelox, al contrario di quanto previsto da una circolare ministeriale del 2020 che parla di equivalenza, con la possibile conseguenza di ricorsi e una eventuale nullità delle sanzioni elevate attraverso dispositivi, per l’appunto, solo approvati ma non omologati. Questo perché la stessa ordinanza della Cassazione, che sta già facendo tremare il Comune di Treviso e, a cascata, tanti altri enti nel Veneto e in Italia, stabilisce che una circolare non possa andare a modificare una normativa di livello superiore, ovvero, nel caso specifico, il Codice della strada (all’articolo 142 comma 6). E a questo punto il problema rischia di rimbalzare anche nel Piceno.
Gli effetti nel Piceno
Il problema, venuto a galla con il pronunciamento della Cassazione, potrebbe interessare, quindi, anche le amministrazioni locali che sulle strade picene abbiano utilizzato e utilizzino ancora autovelox o altri dispositivi di rilevamento (come scout speed o velomatic), dalla Provincia ai Comuni, nel caso in cui gli stessi risultino non omologati, ma solo approvati.
La verifica
A questo punto occorre appurare se gli apparecchi di rilevazione utilizzati da vari enti locali siano omologati o solo approvati e, soprattutto, cosa potrebbe succedere riguardo le multe elevate con dispositivi non omologati dopo questo pronunciamento della Cassazione. Alcuni comitati spontanei si starebbero già preparando ai ricorsi.