Rilascio falsi Green pass, l'inchieste punta sul mondo no-vax. Molti indagati anche dall'Abruzzo. Ipotesi di reato: ora si verifica anche la corruzione

Rilascio falsi Green pass, l'inchieste punta sul mondo no-vax. Molti indagati anche dall'Abruzzo. Ipotesi di reato: ora si verifica anche la corruzione
di Luigi Miozzi
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Lunedì 7 Marzo 2022, 07:45

SAN BENEDETTO - Green pass rilasciati a tante persone provenienti da fuori regione. È questo l’aspetto su cui su sta maggiormente focalizzando l’attività di indagine portata avanti dalla Procura di Fermo sul conto del medico di base Ido Partemi, arrestato lo scorso 10 febbraio e posto ai domiciliari perchè sospettato di aver rilasciato certificazioni per l’ottenimento delle certificazioni verdi senza inoculare i vaccini.

 
Gli interrogatori
Sotto la lente degli inquirenti sono finite 27 persone residenti, alcuni fuori dai confini marchigiani e che avrebbero raggiunto lo studio di Grottammare del medico per sottoporsi alla profilassi anti-Covid. Gli investigatori stanno sentendo in questi giorni ciascuno di loro e sentire le motivazioni che li hanno spinti a contattare il dottor Partemi. Tra le ipotesi che la Procura di Fermo sta valutando c’è anche quella che il medico fosse conosciuto negli ambienti no vax tanto da essere contattato e raggiunto non solo da pazienti che non figuravano tra i suoi assistiti ma anche da quelli residenti nel vicino Abruzzo. Un aspetto che viene ritenuto importante nell’indagine e su cui gli acquirenti stanno dimostrando particolare attenzione. Un altro aspetto su cui il sostituto procuratore Eugenia Sinigallia sta lavorando è quello per cercare di appurare le certificazioni per ottenere i falsi green pass venissero rilasciate a seguito di elargizione di soldi.

Al momento, i reati contestati al dottor Ido Partemi sono quelli di: peculato, per aver prelevato le dosi di vaccino senza averle inoculate ed essersene qundi disfatto; falso, per aver certificato di aver somministrato i vaccini consentendo in questo modo il rilascio dei Green pass; truffa, ovvero quella che sarebbe stata compiuta ai danni dell’Asur. Ma, qualora, dalle indagini dovesse emergere che ci sia stato il passaggio di soldi, a quel punto il reato ipotizzato potrebbe diventare quello di corruzione. 


L’indagine gemella
Così come avvenuto per l’inchiesta gemella portata avanti dalla Procura di Ascoli e che ha portato all’arresto di un altro medico di base, Giuseppe Rossi che ha fatto delle ammissioni ritenute importanti dagli inquirenti tanto che ad alcuni degli indagati nelle scorse settimane è stato contestato il reato di corruzione. A far scattare le indagini era stata, lo scorso autunno, una indagine interna avviata dall’Area vasta 5 dopo che era stato notato un numero anomalo della quantità di dosi prelevate dai due medici di base. 

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