Settima vasca di Relluce, la questione si infiamma: ricorsi legali dei sindaci

Settima vasca di Relluce, la questione si infiamma: ricorsi legali dei sindaci
Settima vasca di Relluce, la questione si infiamma: ricorsi legali dei sindaci
di Eduardo Parente
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Lunedì 9 Maggio 2022, 07:05

ASCOLI  - Ben 290mila metri cubi di rifiuti non pericolosi. Tutti da abbancare nella settima vasca di Relluce, quando verrà realizzata. Sono questi i numeri del piano di ampliamento della discarica. Un dossier che, nei giorni scorsi, ha ricevuto parere favorevole da palazzo San Filippo. Ma alcuni sindaci annunciano una vera e propria battaglia a colpi di carte bollate.


Sono i sindaci dei comuni di Castel di Lama e di Appignano del Tronto, Bochicchio e Moreschini, che non ci stanno. “Faremo ricorso- tuona Sara Moreschini, sindaco di Appignano del Tronto-. Abbiamo dato parere sfavorevole perché, secondo noi, esistono problematiche oggettive che ne impediscono la realizzazione. Innanzitutto, è una questione di dimensioni: loro calcolano il 30%, che è lo stesso parametro che hanno utilizzato per tutte le vasche esistenti, ma non valutando le inadempienze di Ascoli Servizi Comunali. Quando è stato presentato il progetto della vasca 7, infatti, le altre vasche - prosegue Moreschini -avevano già finito la loro coltivazione da molti anni. E non sono state nemmeno chiuse definitivamente, nonostante le diffide del settore Ambiente. Risultato: sono state proprio quelle inadempienze ad aver dato più spazio per ampliare». 

Poi, sempre secondo il sindaco di Appignano, esiste un problema legato alle distanze dalle cosiddette comunità sensibili. “C’è una struttura sanitaria che si trova da quelle parti- spiega Moreschini -.

E l’assurdo è che si redige un piano di ampliamento sulla base della semplice promessa che la struttura in questione si trasferirà.«Stiamo facendo ricorso contro l’interpretazione autentica e contro la realizzazione della vasca 7 di Relluce- dice Mauro Bochicchio, sindaco di Castel di Lama - . Avevamo già capito in anticipo quale sarebbe stato l’esito. Del resto - prosegue Bochicchio- c’è stato un gioco di incastri perfetti: da una parte, infatti, la Regione aveva già riferito che la struttura sanitaria che insiste nelle vicinanze del sito, non poteva essere considerata come una ‘comunità sensibile. Dall’altra, invece il comune di Ascoli aveva stretto un accordo con la stessa struttura sanitaria, affinché si trasferisse. Dunque in un modo o nell’altro, una volta eliminato il problema delle distanze l’esito di questo iter era più che scontato». 

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