Ascoli, ubriaco al volante travolse e uccise due donne, imprenditore condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere in Cassazione

L'incidente mortale in zona industriale
L'incidente mortale in zona industriale
di Luigi Miozzi
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Giovedì 23 Novembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 07:16
ASCOLI - La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’appello di Ancona e la condanna in via definitiva di Andrea Capponi, il cinquantaduenne ascolano, che alla guida del suo suv provocò l’incidente lungo l’asse attrezzato in cui persero la vita le due amiche Giovanna Angelini e Anna Benedetti. I giudici della Suprema corte hanno confermato quanto disposto dai giudici di secondo grado che avevano inflitto all’imprenditore ascolano la pena a sei anni e otto mesi di carcere per omicidio stradale riconoscendo l’aggravante della guida in stato di ebbrezza.  


Lo schianto


Si chiude dunque una tragica vicenda iniziata la sera del 30 settembre del 2017 quando, Andrea Capponi, alla guida della sua Mercedes Glc Glc 250, poco dopo aver oltrepassato il ponte sul Tronto, mentre percorreva l’asse attrezzato in direzione di Castel di Lama, andò a sbattere contro la Mercedes Classe A con a bordo le due amiche che erano appena uscite dal Multiplex delle Stelle e stavano tornando a casa. Anna Benedetti, che era guida, e Giovanna Angelini morirono sul colpo. All’imprenditore ascolano fu riscontrato un valore di alcol nel sangue di 2,5 e le perizie che furono affidate dal giudice in sede di indagine per cercare di fare piena chiarezza sull’accaduto, stabilirono che in quel tratto di strada la sua auto viaggiava ad una velocità di circa 124 chilometrio orari.

Il suv si schiantò contro l’auto con a bordo le due donne che, stando sempre alla consulenza tecnica, procedeva a circa venti chilometri orari. 


Il primo grado


Nell’ottobre del 2020 si concluse il processo di primo grado e il gup di Ascoli condannò Capponi a sette anni e otto mesi di reclusione. La sentenza di primo grado venne impugnata sia dalla Procura di Ascoli, che chiedeva l’applicazione dell’aggravante della guida in stato di ebbrezza che il giudice per le udienze preliminari non aveva riconosciuto sulla base di motivazioni tecniche, che da parte del difensore dell’imprenditore ascolano, l’avvocato Grazia Rita Occhiochiuso che lamentava, tra i vari motivi, anche il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e l’applicazione corretta della riduzione di un terzo della pena in virtù del rito abbreviato. I giudici in Appello accogliendo sia le ragioni dell’accusa che, in parte, quelle della difesa, aveva confermato la condanna ma infliggendo una pena di sei anni e otto mesi di carcere. Anche in questo caso, la sentenza è stata impugnata davanti ai giudici Cassazione che però ha respinto il ricorso e confermato la sentenza di secondo grado. 

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