Romina Pica, dirigente del Comune di Ascoli: «Lo studio prima di tutto. Poche vasche in piazza»

Romina Pica, dirigente del Comune di Ascoli: «Lo studio prima di tutto. Poche vasche in piazza»
Romina Pica, dirigente del Comune di Ascoli: «Lo studio prima di tutto. Poche vasche in piazza»
di Francesca Gironelli
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Domenica 3 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:37

Dare sempre il massimo, dare sempre il meglio. Romina Pica ha trascorso la sua adolescenza immersa in un impegno fuori dal comune, animata dalla passione del fare bene le cose e da un grande amore per lo studio, soprattutto per la letteratura. «Sono stata sempre una grandissima studiosa, con il massimo dei voti - racconta Romina ripensando a quegli anni - e lo studio è stata una costante! Ero molto diligente ma non ero una secchiona, perché facevo tante cose». E, in effetti, la sua adolescenza è stata costellata di attività svolte con abnegazione e con risultati brillanti. Prima fra tutte lo sport: «Ho praticato pattinaggio artistico a rotelle a livello agonistico fino a circa 18 anni, contestualmente al liceo classico che era davvero impegnativo e selettivo. Gli insegnanti erano un po’ rigidi, esigenti. Tanti allenamenti e poco spazio per il tempo libero. Molti sacrifici e rinunce… È stata tosta! Quando però ho smesso di pattinare - aggiunge Romina - non ho tagliato il legame con il pattinaggio: sono diventata allenatrice federale».

La famiglia

Disciplinata, attiva e tenace, Romina trascorre un’infanzia felice insieme alla sorella minore Raffaella, grazie alla mamma Luciana e al papà Leo: «Mia madre ha dedicato la vita alla famiglia, considerando che a 50 anni è rimasta vedova perché mio padre è morto quando io ne avevo 22, a quattro mesi dalla mia laurea. Non ho potuto condividere con mio padre un traguardo importante. Non ha potuto raccogliere quello che aveva seminato, investendo tanto su di me. I suoi insegnamenti mi hanno aiutato a raggiungere molti risultati, quando ho iniziato a camminare da sola. È stato la figura di riferimento della nostra vita». Romina è in moto continuo, al ritmo delle compilation dominate da Duran Duran e Spandau Ballet.

Il giornalismo

Nell’adolescenza scopre un’altra grande passione, quella per il giornalismo: «Mio padre era dirigente dell’impresa di costruzioni Orsini, che era titolare dell’emittente televisiva privata Tva Telecentro: negli anni ‘80, era fra le principali della regione.

Ho iniziato a lavorare come giornalista e, a 18 anni, ho fatto il mio primo servizio televisivo sull’inizio dell’anno scolastico. Il professor Eugenio Coccia, all’epoca direttore di testata, è stato un mio grande maestro. E, sempre in quel periodo ho collaborato con il Messaggero e il Corriere Adriatico. Mi sono iscritta all’Ordine dei giornalisti come pubblicista». Romina diventa un volto televisivo, conduttrice del notiziario. Consce tante persone, molte persone la riconoscono. Sempre sul pezzo, sempre in movimento: «Anche la Quintana, che amo, l’ho vissuta da vicino, dal vivo, grazie ai servizi giornalistici. Sono stati anni bellissimi e divertenti - racconta con entusiasmo - e ho girato per tutta la regione. Nel 1996 ho condotto l’ultimo tg prima della chiusura dell’emittente». L’indole di Romina è sempre stata quella di gettarsi a capofitto nelle cose ritenute importanti, con passione e senza sentirne il peso. Così è stato per la scuola e l’università, per l’abilitazione come avvocato, per i concorsi, per lo sport e il giornalismo. «Ho sempre amato scrivere e da ragazzina - aggiunge con tono allegro Romina - mi sono cimentata con le poesie, partecipando a dei concorsi. Mi ricordo che ho vinto qualche premio! Se oggi dovessi dare un consiglio alla Romina di ieri, con l'esperienza degli anni, le direi forse di divertirsi di più. Di vivere l’adolescenza con più leggerezza. In effetti, sono stata sempre una persona con un forte senso del dovere. Di vasche in piazza con gli amici ne ricordo davvero poche, ero concentrata sullo studio. Guardando indietro, vedo un’adolescente animata da grande passione». Verrebbe da dire che non è da tutti sostenere un ritmo così accelerato. Si avverte in Romina, che questa capacità dipende dalla percezione interiore di ciò che si vive, dalla soddisfazione e dalla gratificazione ricevuta nel fare ciò che si ama.

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