L'omaggio a Sant'Emidio: cantiere chiuso, tutta la cripta è visitabile per le festività patronali. E' tra le più grandi d'Italia

Una delle volte della cripta che sono state restaurate
Una delle volte della cripta che sono state restaurate
di Pierfrancesco Simoni
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 20 Luglio 2022, 01:50

ASCOLI - Per le festività di Sant’Emidio è prevista la riapertura, alla visita dei fedeli, dell’ala sud della cripta sotto la cattedrale, chiusa da tempo per i lavori di riscoperta e restauro. Un piccolo gioiello, in realtà è tra le cripte esistenti più grandi d’Italia, che non finisce di stupire. 

 
La cripta da scoprire

Questa porzione accoglie, nella zona dell’abside, la statua di San Biagio, il protettore della gola a cui gli ascolani sono molto devoti, nell’atto di guarire un bambino. L’opera, in terracotta, è attribuita al maestro Domenico Paci che l’ha realizzata nella prima metà del XIX secolo.

Ma c’è un’altra sorpresa, che rivelano i tecnici del restauro Dario Di Flavio e Daniela Lenzi, collaboratori della restauratrice Rossana Allegri e diretti dall’architetto Daniele Di Flavio: «In una delle volte dell’abside – rivelano – abbiamo rinvenuto l’immagine di un Sol Invictus (il dio Apollo, ndr), il cui viso gurda verso una volta attigua, all’interno della quale sono raffigurati la mano di Dio benedicente e l’Agnus Dei. Un gesto che pare voglia testimoniare il passaggio dal paganesimo al Cristianesimo. Ulteriore indizio a suffragio di questa supposizione è che sullo strato più antico degli archi della volta che precede l’accesso all’abside sono presenti 25 stelle, disposte in maniera ordinata, che potrebbero rappresentare la festa del Sol Invictus, la ricorrenza pagana di fine dicembre trasformata poi nel Natale cristiano.

Il volto del Sol Invictus è di antica fattura e la sua datazione, seppur ancora oggetto di studio, potrebbe coincidere con il periodo in cui il vescovo Bernardo II ordinò l’ampliamento e l’abbellimento della cripta ed istituì il culto di Sant’Emidio, co-dedicandogli il duomo che prima era consacrato solo alla Madre di Dio». Altra curiosità è che in questa parte della cripta è stato riposizionato il sarcofago di Costanzo Malaspina, detto “Cefelò sotto lu ddome”, che prima era collocato sul lato nord. 

L’area dove si trova l’abside con la statua di San Biagio è l’ultima porzione della parte meridionale della cripta ad essere stata restaurata. In precedenza, erano tornate al loro originario splendore tutte le altre volte. In ognuna di esse sono raffigurati dei santi. Ma c’è un aspetto curioso: nella maggior parte è presente l’immagine di uno scudo bianco su cui è inscritto un leone rampante di colore rosso. Questo tema ricorrente fa pensare che sia lo stemma del casato del committente, molto probabilmente un nobile. Inoltre, sono state ripulite le epigrafi ubicate sulla parete destra. Il restauro che ha interessato la zona nord della cripta, invece, era iniziato nel febbraio del 2019 ed è stato ultimato ormai da diverso tempo.

I lavori sono in corso

Il cantiere, al momento, resta circoscritto ad una piccola area addossata alla parete meridionale, e verrà smantellato in occasione dell’inaugurazione dell’intero complesso architettonico. All’interno della parte non ancora visibile si trovano due tombe antiche, risalenti probabilmente al primo millennio, che sono state sacralizzate con affreschi raffiguranti sequenze di santi, tra i quali tre Madonne del latte, due in trono ed una Annunciazione. «Uno degli aspetti più interessanti che offre quest’ultima porzione di restauro – affermano Di Flavio e la Lenzi - è rappresentato da una sorta di polittico in muratura, costituito da una lunetta affrescata con una Madonna del latte ed una “predellina” di epoca precedente con una sequenza di Santi (Emidio, Giovanni Battista e un terzo di difficile identificazione) ed una Madonna con Bambino. 

I lavori riprenderanno appena dopo le feste in onore del patrono Sant’Emidio, apportando il tocco finale all’intero lavoro: l’illuminazione, che avverrà con faretti posti a terra per valorizzare l’intera struttura, e la tinteggiatura delle pareti che perderanno lo stonato colore verdino per assumerne uno che meglio si armonizza al travertino e alle opere riscoperte. Va sottolineato che l’intero lavoro, illuminazione compresa, è stato reso possibile dal contributo economico della Fondazione Carisap e seguito e approvato fin dai primi momenti dai dirigenti della Soprintendenza della regione Marche con Pierluigi Moriconi per la parte pittorica e Rosella Bellesi per quella architettonica.
 

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