Ubi cede all’esterno rami d’azienda
Via attività e servizi non strategici

Ubi cede all’esterno rami d’azienda Via attività e servizi non strategici
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Domenica 28 Luglio 2019, 07:50

JESI - Esternalizzazioni in vista da parte del Gruppo Ubi, anche nelle piazze marchigiane di Jesi e Pesaro oltre che su quelle di Bari, Bergamo, Brescia, Chieti, Cuneo e Milano. A darne notizia, lanciando l’allarme e reclamando tutele per l’occupazione, sono i sindacati, messi al corrente venerdì scorso dei programmi da parte dell’azienda. La novità non riguarderebbe i rami d’attività principali del gruppo bancario il quale, dal canto suo, ha fatto ieri che l’operazione alle porte «non avrà impatti occupazionali».

 

Dichiarano in ogni caso i loro timori, con un comunicato unitario, le sigle sindacali Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin, che parlano di «ennesima decisione assunta in maniera del tutto unilaterale, a nostro giudizio non coerente con l’impegno di precedenti intese». Al centro del processo annunciato, il trasferimento dei rami d’azienda UBI sistemi e Servizi S.c.p.a. Specificano i sindacati: «Nella serata di venerdì scorso, le Organizzazioni sindacali del Gruppo UBI e le rispettive Segreterie Nazionali hanno ricevuto la comunicazione formale - tramite due distinte lettere informative - dell’avvio di un processo di esternalizzazione». Processo consistente nel «trasferimento dei rami d’azienda di Ubi sistemi e Servizi S.c.p.a., relativi alle attività di: Cassa Centrale, Assegni, Bonifici, Corporate banking interbancario, Tributi e Previdenza, Trasferimento servizi di pagamento, Carte, Attivazione e cancellazione ipoteche; Archivio Casellario e Spedizioni».

Operazione che coinvolge appunto settori non centrali della attività del gruppo e che riguardano in particolare le piazze di Bari, Bergamo, Brescia, Chieti, Cuneo e Milano oltre a quelle marchigiane di Jesi e Pesaro. Realtà sul chi vive dopo le trasformazioni e i traumi affrontati negli ultimi anni dal panorama del mondo bancario e creditizio regionale. Il Gruppo Ubi rassicura: «L’iniziativa è realizzata nell’ambito delle linee guida del piano industriale 2019-2020 e non comporterà alcun impatto occupazionale. In ogni caso è in corso una procedura di confronto con le organizzazioni sindacali per giungere, in fase di realizzazione dell’iniziativa, a soluzioni condivise e adottate di comune accordo». Ma appunto Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin commentano invece con toni allarmati l’annuncio dell’azienda e spiegano: «A pochi giorni dalla notizia di un nuovo, rilevante piano di chiusura sportelli, esprimiamo estrema contrarietà verso questa ennesima decisione assunta in maniera del tutto unilaterale, che a nostro giudizio non è coerente con l’impegno assunto con precedenti intese dalle Parti volto a “consentire che la gestione dei processi di riduzione di organico previsti dal Piano avvenga mediante soluzioni interne al Gruppo”».
Evidenziano le sigle sindacali: «Giudichiamo grave la scelta di annunciare questo progetto anticipatamente e fuori dal nuovo Piano industriale, di cui l’Amministratore Delegato ha già dato notizia, e - come se non bastasse - durante il confronto per il rinnovo del Contratto nazionale, la cui Piattaforma rivendicativa pone come centrali i temi della tenuta occupazionale, nonché del contrasto e del “governo” dei processi di esternalizzazione».

Assicurano Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin: «Su questi temi ci confronteremo con le Segreterie Nazionali per una valutazione congiunta in vista dell’apertura del confronto.

Un confronto da cui dovranno scaturire soluzioni adeguate per la difesa dell’occupazione e delle professionalità, nel riconoscimento e nel rispetto della centralità della persona». 

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