Tangenti per i Green pass, l’infermiere parla ancora davanti al Gip: «È vero, simulavo iniezioni ma non sono il promotore»

L'infermiere Emanuele Luchetti
L'infermiere Emanuele Luchetti
di Federica Serfilippi
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 02:50

ANCONA - Anche questa volta non si è tirato indietro. Ha risposto alle domande del giudice l’infermiere falconarese Emanuele Luchetti, accusato di aver simulato le vaccinazioni al centro Paolinelli in cambio di denaro. Ieri mattina, in video-collegamento dal carcere con il tribunale, ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia per la seconda tranche dell’inchiesta Euro Green Pass, quella che lunedì ha fatto notificare alla Squadra Mobile  altre 35 misure cautelari per i reati di peculato, falso ideologico e corruzione. In prima battuta erano stati 50 i provvedimenti restrittivi, a seguito dei quali Luchetti, sentito dal gip, aveva sostenuto di essere solo «un anello della catena, non certo l’organizzatore».

  
Nuovi addebiti
«Il mio assistito – ha detto il difensore Marta Balestra – ha portato avanti l’atteggiamento collaborativo avuto fin dall’inizio».

Luchetti ha dunque ammesso di nuovo gli addebiti che il pm Ruggiero Dicuonzo gli ha contestato, prendendo come riferimento un periodo compreso tra il primo dicembre 2021 e l’8 gennaio 2022, ovvero due giorni prima di finire a Montacuto. Nell’interrogatorio di ieri avrebbe chiarito al gip Carlo Masini i contestati episodi corruttivi che hanno interessato l’ultima ordinanza e, presumibilmente, la posizione delle nuove figure emerse. Non solo i 28 presunti clienti, sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e all’obbligo di presentazione nel comune di residenza, ma anche quelli che la procura ha individuato come ulteriori intermediari, relegati ai domiciliari: il pensionato fabrianese Edmondo Scarafoni e l’imprenditrice balneare e veterinaria Maria Francesca Lattanzi. Il primo affronterà l’interrogatorio domani, in tribunale. La donna ieri si è avvalsa della facoltà di non rispondere.


I procacciatori
A loro si aggiungono altri quattro presunti procacciatori, già colpiti dalla misura dei domiciliari: il ristoratore civitanovese Daniele Mecozzi, l’imprenditore edile anconetano Stefano Galli, la banconista romena Maria Daniela Zeleniuschi e l’avvocato Gabriele Galeazzi. Quest’ultimo, sostiene la procura, sarebbe stato l’unico a non aver mai incassato soldi per la sua contestata attività di intermediazione. Verrà ascoltato dal gip domani, quando sono attesi anche Galli e la Zeleniuschi.


Privo di remore
Sui presunti procacciatori, il gip ha giustificato i domiciliari come unica misura atta a scongiurare «il pericolo di reiterazione» perché «la determinazione mostrata da costoro» potrebbe indurli «per denaro o vantaggi personali a corrompere altri sanitari disposti a sottrarsi, dietro compenso, ai propri doveri». I sei, scrive ancora il giudice, «non hanno esitato a porsi come intermediari di patti corruttivi col Luchetti, senza alcuna considerazione delle conseguenze, anche sanitarie, delle proprie condotte». Il gip ha constatato il pericolo di reiterazione anche in Luchetti, a Montacuto dal 10 gennaio: «La mancanza di remore, il disinteresse per il bene comune, l’avidità personale lasciano prefigurare scenari inquietanti di pericolo per la collettività, tanto da imporre un controllo costante della sua persona».

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