Tangenti per il Green Pass senza vaccino, indagini chiuse ad Ancona: l'infermiere e altri 76 verso il processo

Tangenti per il Green Pass senza vaccino, indagini chiuse: l'infermiere e altri 76 verso il processo
Tangenti per il Green Pass senza vaccino, indagini chiuse: l'infermiere e altri 76 verso il processo
di Stefano Risooli
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 14:40

ANCONA - C’è chi avrebbe pagato fino a 500 euro per conseguire il Green pass senza vaccinarsi, grazie alla compiacenza di Emanuele Luchetti, il falsario dei sieri anti-Covid, sparati in un cestino anziché in corpo. E c’è chi avrebbe fatto da intermediario, organizzando vere e proprie trasferte con tanto di pullman organizzati, alimentando il grande bluff dell’immunizzazione.

Mentre il virus fermava il pianeta e seminava morte, loro avrebbero architettato o aderito al maxi giro di vaccinazioni fake messo in piedi all’hub del centro sportivo Paolinelli di Ancona: c’è chi si arricchiva e chi, invece, pagava per ottenere il pass necessario per uscire di casa, andare al lavoro o cenare al ristorante. 


La situazione 


A quasi un anno e mezzo di distanza da quando il caso è scoppiato, si sono chiuse le indagini curate dalla Squadra Mobile dorica, guidata dal vice questore Carlo Pinto, e coordinate dal pm Ruggiero Dicuonzo.

Gli avvisi sono stati trasmessi a 77 indagati su 85 (per tutti erano scattate misure cautelari, poi decadute) che ora rischiano il processo e avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive o farsi interrogare per evitare in extremis la richiesta di rinvio a giudizio. Otto indagati, invece, hanno chiarito le loro posizioni che sono state stralciate e archiviate. 


Le accuse


Per tutti gli altri, le accuse restano immutate: corruzione, peculato e falso ideologico continuati, commessi in concorso con il principale indiziato, Emanuele Luchetti, l’infermiere falconarese di 52 anni che per un periodo è finito in carcere e al quale sono state sequestrate somme per oltre 24mila euro, ritenute le tangenti con cui si sarebbe fatto corrompere per fingere di iniettare i vaccini. Al bluff, su cui indaga anche la Corte dei Conti per un danno erariale legato alla dispersione dei sieri anti-Covid, secondo gli inquirenti avrebbero concorso 6 intermediari finiti ai domiciliari e poi rimessi in libertà: l’avvocato anconetano Gabriele Galeazzi, l’imprenditore edile Stefano Galli, il fabrianese Edmondo Scarafoni, la banconista romena Daniela Maria Zeleniuschi e due civitanovesi, il ristoratore Daniele Mecozzi e l’imprenditrice balneare Maria Francesca Lattanzi, che avrebbero fatto da procacciatori di pazienti no-vax per l’area maceratese, anche se al Paolinelli sarebbero arrivati da mezza Italia per fingersi di vaccinarsi, inclusi diversi minorenni, del tutto innocenti, portati dai genitori. Luchetti e i 6 presunti sodali, per i quali erano scattati gli arresti, sono i destinatari degli avvisi di chiusura indagine, così come altri 70 indagati che avrebbero pagato per i vaccini-fake. A scoperchiare il vaso di Pandora tra il dicembre 2021 e il gennaio 2022 era stato il dottor Carlo Miglietta, l’odontoiatra che, durante il servizio nell’hub del Paolinelli, si era accorto di strani movimenti nella postazione dell’infermiere infedele e, per stanarlo, aveva finto di accettare la proposta di spartirsi le mazzette, registrando le conversazioni come un provetto 007. Per gli investigatori, Luchetti si prestava a simulare le vaccinazioni in cambio di denaro, rapporti sessuali («La fi... è la fi...» avrebbe chiosato in un’intercettazione, parlando con Miglietta di una finta inoculazione) e potenziali favori nel corso universitario a cui si era iscritto, accuse da dimostrate nel processo che si profila all’orizzonte. 

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