«Io, in prima linea con la scienza per aiutare a sconfiggere il Covid»

Stefano Patonico
Stefano Patonico
di Bianca Vichi
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Domenica 8 Novembre 2020, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 10:49

SENIGALLIA  - Stefano Patonico, il primo angelo in corsia dell’ospedale di Senigallia ad essersi ammalato con il covid, potrebbe aiutare la ricerca a debellare il virus. Nei giorni scorsi ha raggiunto il Policlinico Gemelli di Roma per mettersi a disposizione di medici e studiosi. L’operatore sanitario è stato intubato e ha rischiato di morire. Con lui il coronavirus, contratto i primi di marzo, ha manifestato il lato più aggressivo.

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«Sono stato contattato perché il mio caso è interessante per la ricerca – racconta – si tratta di un progetto multidisciplinare, che prevede esami del sangue, consulenze di otorino, oculista, pneumologica, cardiologia, neurologia, ortopedia, psicologia e psichiatrica e tante altre.

Inoltre ho dato disponibilità per donare il plasma iperimmune a Torrette, speriamo di rientrare anche in quel progetto, tutto dipenderà dalla carica virale che ho». Nonostante sia guarito da mesi in realtà non si è ripreso del tutto.

«Il polmone sta recuperando abbastanza bene – aggiunge - anche se rimangono altri disturbi meno gravi ma ugualmente fastidiosi, insonnia, orticaria, dolori muscolari». Ha già iniziato il percorso al Gemelli sottoponendosi ai vari esami. La sua storia, raccontata in anteprima al Corriere Adriatico, è diventata anche un libro dal titolo “A me non succederà mai”. Tolte le spese dell’editore, il ricavato andrà in beneficenza.

«Stefano è stato il primo operatore socio-sanitario dell’ospedale di Senigallia ad ammalarsi di Covid-19 e, probabilmente, il primo senigalliese in assoluto – racconta l’aautore Paolo Battisti - La storia dell’angelo della corsia, come è stato definito da amici, parenti e dai suoi assistiti, è partita dalle sponde dell’Adriatico per poi arrivare al cuore di tutti gli italiani. Nel libro presentiamo il suo dramma, la battaglia contro questo nemico invisibile che ancora oggi stiamo combattendo. Il fenomeno Covid si percepisce nella sua complessità anche partendo da questa piccola storia. Il racconto è stato volutamente lasciato in prima persona, in modo che il lettore si immedesimi in quello che hanno vissuto Stefano e la sua famiglia dal primo all’ultimo istante della malattia, senza filtri o interpretazioni di alcun genere».

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