Effetto diga, il Ponte Angeli finisce sott’accusa: «Si è preferita l’estetica alla sicurezza»

Effetto diga, il Ponte Angeli finisce sott’accusa: «Si è preferita l’estetica alla sicurezza»
Effetto diga, il Ponte Angeli finisce sott’accusa: «Si è preferita l’estetica alla sicurezza»
di Sabrina Marinelli
3 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Febbraio 2023, 06:40

SENIGALLIA -  Ponte Angeli sotto accusa per l’effetto diga, criticato anche dal viceministro Rixi, ma il presidente del Consorzio di bonifica rinfresca la memoria a tutti. «Avete preferito l’estetica alla sicurezza e di meglio non è stato possibile fare alle condizioni date» sbotta l’avvocato Claudio Netti, che aggiunge: «Forse qualcuno avrebbe dovuto ricordare al viceministro che il ponte da noi proposto era completamente aperto e avrebbe fatto passare un maggiore quantitativo di acqua ma non l’hanno voluto, abbiamo avuto tutti contro, e la soluzione alternativa è stata questa». 

 
Il piano di riserva


Un piano di riserva rispetto ad un progetto, che ricalcava il modello Calatrava, criticato perché troppo moderno e impattante per il centro storico. «Non sto dicendo che l’attuale soluzione non sia sicura – precisa – perché comunque è stato alzato di un metro e ha permesso di ampliare la sezione idraulica, consentendo il transito di un maggior quantitativo di acqua, ma certo è che se il fiume non viene pulito e soprattutto dragato e se non si ferma la piena a monte, si creano le criticità che sono state sollevate.

Problemi che con la versione originaria del progetto, bocciata, non ci sarebbero stati perché l’acqua sarebbe entrata attraversando il ponte. Non posso però dire, perché non ho elementi per farlo, che il fiume con il quantitativo d’acqua arrivato il 15 settembre non sarebbe comunque uscito». La città paga il prezzo di una scelta fatta mettendo al primo posto l’estetica, oltretutto relativa e opinabile. Come sarà il nuovo ponte Garibaldi? Se lo chiedono in molti. Ci sta lavorando Anas e di certo sarà a campata unica.

«Noi ci occuperemo solo della demolizione – spiega il presidente del Consorzio di bonifica – e anche qui devo replicare al viceministro perché noi non anticipiamo nulla, dal momento che non abbiamo ancora ricevuto l’incarico dalla Regione e sarebbe grave impegnare senza alcun titolo soldi pubblici. Ci stiamo limitando a ultimare il progetto esecutivo del ponte ciclopedonale provvisorio e lo facciamo solo per spirito di responsabilità verso la città perché, come sopra, non abbiamo alcun titolo ancora per farlo ma in questo modo ci portiamo avanti di modo che, non appena verremo autorizzati, potranno partire i lavori». Se ne parla da settimane ma ancora l’incarico non è stato assegnato.

«Non dipende dalla Regione – fa notare l’avvocato Netti – perché finché non verranno sbloccati i fondi per l’alluvione dal Governo per finanziare i lavori non potremo iniziare». Cosa accadrà nell’attesa? «Ad un certo punto ci dovremo fermare – conclude il presidente – perché, terminato il progetto, non c’è altro che potremmo fare se non aspettare l’incarico». Il viceministro Rixi aveva annunciato, nella visita di venerdì scorso, che della demolizione del ponte Garibaldi si sarebbe fatto carico il Consorzio di bonifica con fondi propri. Nel dettaglio 300mila euro che il presidente, invece, non intende anticipare perché ancora non ha ricevuto alcun incarico dalla Regione. Lo stesso accadrà per il ponte ciclopedonale. I lavori non potranno partire fino allo sblocco dei famosi 200 milioni di euro del post alluvione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA