Fabriano, il settore dell'elettrodomestico con il freno tirato: è effetto domino. Cgia: «Tante imprese in difficoltà». Intervengono i sindacati

Una manifestazione di protesta
Una manifestazione di protesta
di Aminto Camilli
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 11:31

FABRIANO - Trema l’indotto. La fase estremamente delicata che da tempo caratterizza il settore dell’elettrodomestico rischia di impattare in maniera fortemente negativa anche sulle piccole e medie imprese che operano nel distretto fabrianese, soprattutto considerando che per tali realtà anche l’utilizzo degli ammortizzatori sociali sta diventando insostenibile. La situazione assai difficile che stanno attraversando le grandi aziende, dunque, potrebbe creare ulteriori problemi nel vasto comprensorio montano, se si tiene conto dell’indotto direttamente collegato ai gruppi industriali. 

L’allarme

Non ne fa mistero Federico Castagna, responsabile sindacale di Confartigianato Fabriano. «Sono tante le aziende artigiane che lavorano per le multinazionali – sottolinea Castagna – e che, pertanto, avrebbero delle ripercussioni seriamente dolorose, qualora i grandi gruppi dovessero avere problemi di ordinativi o legati ad essi in vari modi, cosa che sembra stia già avvenendo, almeno per quanto concerne qualche azienda.

Le micro, piccole e medie imprese devono fare i conti con maggiori difficoltà, basti solo pensare al ricorso agli ammortizzatori sociali, i quali costituiscono spese aggiuntive (oltre ai rincari delle materie prime e dell’energia) e sempre meno alla loro portata». Stiamo parlando di molteplici realtà di enorme rilevanza nell’ambito del tessuto economico e sociale del Fabrianese, piccole e medie imprese che storicamente hanno rappresentato la linfa del sistema produttivo dell’estremo entroterra anconetano.

«Serve atteggiamento responsabile delle istituzioni»

«Quello delle aziende artigiane è davvero un grosso bacino – osserva ancora Castagna – e, se è vero che parliamo in buona parte di piccole imprese, è altrettanto vero che, sommandole tutte, arriviamo a mettere insieme un numero di addetti piuttosto elevato, quanto meno nell’ordine di diverse centinaia o addirittura di più. Un altro motivo, questo, che dovrebbe indurre a un atteggiamento responsabile e, soprattutto, concreto da parte delle istituzioni ai vari livelli». E’ proprio questo l’aspetto da sviluppare in ogni modo e in ogni forma, onde evitare il peggioramento di una situazione già di per sé assai complicata. «E’ fondamentale il coinvolgimento istituzionale – aggiunge il rappresentante della Cgia – a cominciare dalla Regione Marche, che deve portare la questione all’attenzione del Governo centrale, facendo capire le necessità del Fabrianese, un’area che non può e non deve essere abbandonata a sé stessa». Al riguardo, pure i sindacati dei metalmeccanici hanno ribadito che «bisogna creare le condizioni necessarie per dare un futuro alle nuove generazioni, che si vedono costrette sempre più a cercare occupazione in altre zone. E occorre fare presto, reinventando un territorio industriale nel solco di quello precedente, che ha fatto grande questo comprensorio».

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