A scoprirlo, il 13 novembre 2020, era stata un’infermiera dell’Adi (Assistenza domiciliare integrata) di Senigallia, che ieri ha testimoniato in aula. Al giudice Antonella Passalacqua ha raccontato di essersi portata nell’abitazione dell’imputato in sostituzione del suo collega che il giorno prima avrebbe dovuto somministrargli una quarta e ultima dose di antibiotico, ma non aveva potuto farlo perché per un incidente si era rotta la fiala. Per questo aveva informato il paziente del fatto che il giorno dopo sarebbe ripassata una sua collega. Così è stato, ma l’infermiera si sarebbe presentata un’ora prima del previsto. E a casa, il 42enne non c’era.
Citofonate a vuoto
«Per due volte ho citofonato ma non mi ha risposto nessuno - ha raccontato in tribunale -. Poi mi sono accorta che dietro il portone c’era la figlia con la tata. Le ho chiesto dove fossero i genitori e mi ha risposto che erano usciti. Mi sono allarmata perché il paziente era stato molto male nei giorni precedenti, aveva la febbre ed era in quarantena con la moglie, così ho avvertito la mia referente. Poco dopo, l’ho visto arrivare e scendere dall’auto con le buste della spesa». Il 42enne, a detta dell’infermiera, avrebbe avuto una reazione veemente quando l’ha vista. «Era arrabbiato, agitato, ha cercato di accampare mille scuse - ha riferito la professionista -. Prima ha detto che avrebbe dichiarato di non aver sentito il citofono perché stava in soffitta, poi ha rifiutato l’antibiotico, infine ha ammesso che era uscito per fare la spesa anche se era in isolamento con la moglie». L’imputato, assistito dall’avvocato Federico Bertuccioli, nega di aver violato l’obbligo di quarantena: la difesa, infatti, sostiene che si trovava nel perimetro della sua proprietà e che non era andato a fare la spesa. Il processo proseguirà il 5 marzo 2024.
Stefano Rispoli
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