Camerano, due sorelle accusate
di aver carpito il testamento della zia

Un'aula delle udienze penali del tribunale di Ancona
Un'aula delle udienze penali del tribunale di Ancona
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 30 Marzo 2016, 10:45
CAMERANO - Aveva un braccio ingessato per una rovinosa caduta, eppure il 13 giugno 2013, un giorno prima di morire a 93 anni, sarebbe riuscita a redigere un testamento olografo, pubblicato davanti a un notaio di Castelfidardo, per intestare il suo patrimonio alle due nipoti di 58 e 54 anni, residenti a Camerano, divenute eredi di un villino a Numana e 300mila euro. Possibile? Per la difesa, sì. Di tutt'altro avviso l'avvocato Anna Maria Ragaini, nella doppia veste di testimone e legale di una coppia di pensionati, costituitisi parti civili, vicini di casa di Margherita A., ultranovantenne.
Dalla loro denuncia è scaturito il processo a carico delle sorelle accusate di circonvenzione d'incapace e falso in scrittura privata: avrebbero approfittato, secondo accuse tutte da dimostrare, delle precarie condizioni psicofisiche della zia per indurla ad intestar loro il proprio patrimonio, dopo aver ottenuto in donazione nel 2001 un appartamento a Camerano, dove hanno convinto l'anziana a trasferirsi. Per molto tempo, sostengono le parti offese, le nipoti avrebbero relegato l'ultranovantenne in uno scantinato, dove viveva in condizioni di degrado, al punto che lei stessa avrebbe voluto revocare la donazione, rinunciando per evitare lunghe cause. Solo successivamente l'anziana avrebbe deciso di trasferirsi nel suo villino di Numana. La difesa sostiene che non vi fossero elementi per arrivare a un processo e che la donna, seppur debilitata fisicamente, era ancora lucida e nel pieno possesso delle sue facoltà quando ha scritto di suo pugno il testamento. Ma l'accusa ribatte, sostenendo che il vero testamento sia un altro, quello elaborato nel 2007.
© RIPRODUZIONE RISERVATA