Per quell’episodio di violenza, avvenuto davanti alla moglie e al figlioletto che tifavano per lui in tribuna, fu squalificato per tre anni e denunciato, oltre a ricevere il Daspo. Ora è arrivata la condanna per Mihai Coman, all’epoca numero 10 de L’Aquila, squadra multietnica anconetana che quel giorno affrontava il Piano San Lazzaro, nel campionato di Terza categoria. Il giudice Matteo Di Battista gli ha inflitto tre mesi di reclusione, con la sospensione della pena subordinata ad una provvisionale di 2mila euro da pagare in 6 mesi da quando la sentenza passerà in giudicato, a fronte di una richiesta di risarcimento di 10mila euro.
L'arbitro si è costituito parte civile
L’arbitro, Christian Guarino, si era costituito parte civile tramite l’avvocato Jacopo Saccomani.
Dopo aver sbracciato e protestato, si era rivolto a brutto muso al direttore di gara, tra insulti e parolacce. Il cartellino rosso aveva scatenato la sua rabbiosa reazione, sfociata in un primo pugno contro l’arbitro, allora appena maggiorenne. Quando poi fu decretata la fine dell’incontro - da cui sarebbe conseguita la sconfitta a tavolino per L’Aquila -, mentre veniva trattenuto dai compagni di squadra, il calciatore romeno riuscì a divincolarsi e raggiungere di nuovo il “fischietto” senigalliese, colpendolo al volto con un gancio sinistro. Guarino, scortato dai dirigenti, si rifugiò negli spogliatoi in attesa dell’arrivo dell’ambulanza, mentre al Dorico arrivavano polizia e carabinieri. Trasferito all’ospedale, fu dimesso con un trauma cranico, al rachide e all’occhio, per una prognosi finale di 35 giorni. L’aggressore, poi squalificato per 3 anni, ora è stato condannato a 3 mesi per i reati di lesioni e minacce gravi.