Ancona, la voce divina ispirò il papà killer
Il delirio di Giustini: "Io sono Gesù"

Ancona, la voce divina ispirò il papà killer Il delirio di Giustini: "Io sono Gesù"
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Martedì 27 Ottobre 2015, 19:43 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 08:13
ANCONA - Quando uccise la figlia Alessia di 18 mesi a Collemarino con venti coltellate, il 17 agosto del 2014, Luca Giustini era "totalmente asservito" a «un'idea delirante. "Se non avesse seguito le indicazioni della voce divina, che ha scelto lui come Salvatore dell'umanità, vi sarebbero state conseguenze catastrofiche". Lo scrive il gup di Ancona Paola Moscaroli nella motivazione della sentenza con cui il 15 maggio scorso aveva assolto il ferroviere di 35 anni per vizio totale di mente. Rifacendosi alle conclusioni del perito, lo psichiatra Renato Ariatti, si riconosce che "obbedire a quell'ordine" era diventato per l'imputato "l'unica possibile scelta": "appare pertanto possibile affermare che egli versava in condizioni di totale incapacità di intendere e di volere". Il ferroviere, quel pomeriggio, era atteso dalla moglie Sara Bedini al mare con l'altra figlioletta più grande e i suoceri, invece telefonò alla consorte chiedendole di tornare a casa perchè aveva "combinato un casino". Aveva accoltellato la piccola Alessia dopo aver sentito per l'ennesima volta una voce superiore che gli intimava di agire. "Uccidimi, uccidimi - disse alla moglie quando lei tornò a casa, trovando la figlia morta nel lettino e il marito lì nella stanza -. Non ci crederai ma sono Gesù Cristo". Giustini riferì poi di aver agito su indicazione della "voce" che lo pressava da una decina di giorni. La mattina di Ferragosto si era confessato con un sacerdote di Rimini poi aveva contattato un prete di Apiro che avrebbe dovuto richiamare il 19 agosto successivo. Secondo il perito, al momento del fatto, Giustini versava in uno "stato di scompenso psicotico con importante componente allucinatoria a contenuto imperativo che lo rendeva totalmente incapace di intendere e di volere". Per il perito, proprio la sua capacità di vivere in quei giorni una dimensione di apparente normalità, è l'essenza del "dissociazione" in atto in Giustini le cui manifestazioni patologiche non sostituivano

quelle sane ma erano "collaterali". La perizia di Ariatti aveva confermato la pericolosità sociale di Giustini a cui il giudice ha applicato la misura di sicurezza della libertà vigilata (tre anni) con prescrizione di ricovero in casa di cura e custodia in luogo di un ospedale psichiatrico. Ora è ospitato in una struttura dell'Anconetano. Il tribunale di Ancona, su richiesta della moglie, assistita dall'avv. Maila Catani, ha recentemente emesso la sentenza non definitiva di separazione tra i coniugi.
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