L'odissea di Giulia, educatrice di bimbi disabili: il vaccino dopo un mese. «Solo grazie alla mia dottoressa»

Prosegue la vaccinazione al Paolinelli della Baraccola
Prosegue la vaccinazione al Paolinelli della Baraccola
di Stefano Rispoli
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Venerdì 2 Aprile 2021, 04:15

ANCONA - «Per fortuna la mia dottoressa si è offerta di vaccinarmi. Non fosse stato per lei, sarei ancora qui ad aspettare». Giulia ce l’ha fatta. Finalmente è riuscita a immunizzarsi contro il Covid. Il suo medico di base ha raccolto l’appello/denuncia riportato sulle colonne del Corriere Adriatico e si è proposta di somministrarle la prima dose di AstraZeneca. Ora la 40enne anconetana, educatrice e assistente alla comunicazione per bambini sordi, disabili e fragili, può tirare un sospiro di sollievo. Una battaglia vinta anche grazie al nostro giornale. 

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Giulia, che lavora per conto di una cooperativa presso tre scuole della provincia, da un mese cercava di vaccinarsi. Esattamente dal 2 marzo, dopo che il suo datore di lavoro aveva comunicato l’ok alla profilassi, in un primo momento congelata perché la categoria professionale a cui appartiene Giulia non era equiparata agli insegnanti e agli operatori scolastici. Tuttavia, sin dall’inizio si sono presentati problemi nella prenotazione del vaccino. «Nella piattaforma non venivano riconosciuti i miei dati, come se ci fosse un problema di registrazione - spiega -. È stata un’odissea allucinante. Ho segnalato il problema quattro volte, ma venivo continuamente rimbalzata dal numero verde all’Area Vasta 2 fino all’Asur. Nonostante i solleciti, nessuno mi ha risposto e chi l’ha fatto mi rimandava all’altro ufficio. Ho inviato diverse email, ma anche quelle si sono rivelate inutili. Mi promettevano che presto sarei stata ricontattata, e invece niente». Così, dopo tre settimane, Giulia si è presentata direttamente al centro vaccini del Paolinelli, alla Baraccola. «Mi hanno respinto perché non avevo una prenotazione». Esasperata, ha deciso di raccontare la sua disavventura al Corriere Adriatico. Segnalazione provvidenziale perché il giorno dopo Giulia ha potuto vaccinarsi. «Non con il sistema sanitario, ma grazie alla mia dottoressa - dice -. Mi ha riservato una dose e si è prestata di iniettarmela, sotto la sua responsabilità, visto che le fiale a disposizione sono poche e non c’è ancora uno scudo penale per i medici di base. Se non ci fosse stata lei, il vaccino sarebbe rimasto un miraggio». 

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