Acqua, energia elettrica e combustibili in un anno aumentati del 22%, in un mese del 9. L'indice dei prezzi si impenna

Il tasso tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo ad Ancona varia da +3,6% a +4,7%
Il tasso tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo ad Ancona varia da +3,6% a +4,7%
di Andrea Maccarone
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 02:50

ANCONA -  Il caro vita si abbatte sui cittadini di Ancona. Il tasso tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività varia da +3,6% a +4,7% con una variazione mensile pari a +1,6%. E’ quanto emerge dalla nota emessa dall’Ufficio Statistica del Comune di Ancona sulla base dei dati Istat. A subire il maggior rialzo percentuale, come prevedibile, il cluster dei consumi energetici per abitazione, che in rapporto al mese di gennaio dell’anno scorso cresce del 22,6% con una variazione mensile del +9,4%.

Sul carrello della spesa incidono i beni di prima necessità (alimenti, bevande) che segnano un +5,3% in rapporto al 2021 con una variazione mensile del +2,1%. E l’altra voce che registra il picco di aumento dei costi è quella dei trasporti: +7,6% nella variazione annuale. 


Dove si taglia 
Calcolatrici alla mano, le famiglie anconetane cominciano a riflettere sulle spese da tagliare. «Ovviamente si andranno ad eliminare quelle superflue - afferma la professoressa Elena Macchiagodena, docente di Economia all’istituto Vanvitelli Stracca -, e si ricorrerà unicamente al necessario». Ma anche sui beni primari i rincari cominciano a farsi sentire. Nel dettaglio: pane e cereali toccano +2%, carni +0,4%, pesci e prodotti ittici +3,8%, frutta +3%. Anche andare al supermercato diventa proibitivo se non si fa attenzione alle quantità e alla scelta dei prodotti. 


«Fino ad ora si è vissuto bene - prosegue la docente - ma adesso assisteremo ad una riduzione su tutti i fronti».

Il problema, però, è che ad aver subito un considerevole rialzo dei prezzi sono proprio i beni di prima necessità. «Non si assiste allo stesso incremento nei servizi inerenti il tempo libero - osserva Roberta Mangoni, responsabile Adiconsum Marche Aps - o in quelli secondari di cui ci potremmo privare privilegiando altro».

Quindi, pure andando a tagliare da una parte, a conti fatti, non si vedrebbe chissà che risparmio. Infatti, sempre secondo il rilevamento Istat, il settore della ricreazione, spettacolo e cultura ha registrato una variazione annuale del +0,3%. Il rischio a cui si andrà incontro nel medio-lungo periodo è quello di un gap sociale che accentuerà ancora di più la forbice tra quella parte di popolazione che potrà mantenere un certo standard qualitativo di vita e chi, invece, arretrerà ulteriormente. 


«Sicuramente dovremo fare i conti con problematiche relative all’intera tenuta del sistema - prosegue Mangoni -. L’effetto più immediato sarà la diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori, di conseguenza un aumento delle famiglie in condizione di povertà e la riduzione dei livelli di benessere dei cittadini». 


Prospettive piuttosto inquietanti che lasciano poco spazio a margini di ottimismo sulla lunga distanza. La crisi energetica è forse tra le principali cause del rialzo dei prezzi dei beni. E in uno scenario del genere è facile ipotizzare che sempre più famiglie faranno ricorso a strumenti di assistenza. «In alcuni casi sarà necessario l’intervento dei servizi sociali - specifica Mangoni - e vedremo sempre più persone fare riferimento a strutture come la Caritas, ad esempio. Purtroppo certe dinamiche potrebbero diventare endemiche nella nostra società».

© RIPRODUZIONE RISERVATA