S’infila nel letto e tenta di violentarla con la figlioletta accanto. «Se parli ti uccido»: finisce in carcere

S’infila nel letto e tenta di violentarla con la figlioletta accanto. «Se parli ti uccido»: finisce in carcere
S’infila nel letto e tenta di violentarla con la figlioletta accanto. «Se parli ti uccido»: finisce in carcere
di Stefano Rispoli
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Domenica 24 Marzo 2024, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 11:47

ANCONA Si era intrufolato nel letto in cui lei dormiva con la figlioletta di due anni. L’aveva palpeggiata, tentando un approccio. Di fronte al suo rifiuto, aveva tentato di immobilizzarla, stringendole il collo. Fingendo di assecondarlo, la giovane mamma era riuscita a prendere la figlia e a scappare, ma poi era stata raggiunta e riportata in casa con la forza. Una mano sulla bocca per impedirle di urlare, poi il brivido della minaccia: «Se lo racconti a qualcuno ti ammazzo».

L’intervento

Provvidenziale fu l’intervento della polizia, chiamata da un vicino e poi del marito della donna, che in quel momento era al lavoro.

Era la sera del 23 gennaio 2020 e l’arrivo delle volanti e del 118 a sirene spiegate mise in allarme l’intero quartiere degli Archi. A distanza di quattro anni l’aguzzino, un 38enne originario del Bangladesh, è finito a Montacuto dopo la sentenza di condanna definitiva a 4 anni e 5 mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata nei confronti della sua connazionale, minacce aggravate e violenza privata. L’ordine di carcerazione è stato eseguito mercoledì scorso dai poliziotti della Squadra Mobile di Ancona. La 27enne era arrivata in Italia dal Bangladesh il giorno prima dell’episodio choc per ricongiungersi al marito che in quel periodo viveva in un appartamento agli Archi condiviso con l’operaio finito a processo. In quella maledetta sera la donna era rimasta sola in casa con la figlioletta e il coinquilino perché il compagno faceva il turno di notte in un cantiere. Il 38enne aveva approfittato dell’assenza del collega per approfittare della giovane mamma.

I fatti

Secondo l’accusa, attorno alle 22 era entrato in camera, aveva spostato le lenzuola e si era disteso accanto alla donna per cominciare a palpeggiarla. Lei, spaventata e con la bimba accanto, aveva subito respinto le sue avance, ma lui non si era dato per vinto. All’ennesimo no, l’avrebbe immobilizzata afferrandola per il collo. Facendogli credere di assecondare i suoi desideri, lei era riuscita con un pretesto a scansarlo via per scappare insieme alla figlia di due anni dalla casa, urlando per chiedere aiuto ai vicini. Un secondo approccio sessuale sarebbe avvenuto nel pianerottolo, dopo che il 38enne aveva chiuso a chiave il portone, riportando con la forza la donna in casa. Qui le avrebbe tappato la bocca con una mano, impedendole di urlare e minacciandola di morte se avesse rivelato l’accaduto a qualcuno. L’arrivo della polizia, su richiesta di un vicino, scongiurò il peggio. La denuncia della donna, che si è costituita parte civile con l’avvocato Pietro Sgarbi, ha fatto scattare le indagini, durante le quali il 38enne è sempre rimasto libero. Ma dopo la sentenza definitiva per lui si sono aperte le porte del carcere.

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