Un campione mondiale di 23 anni un giorno di settembre spariglia le carte e sotto l’ammaliante sole del Passetto prende di petto Ancona, spiegandoci che qui i giovani non hanno più niente da inseguire. Per questo andranno via, lui compreso. Tommaso Marini è un talento della scherma ma ha talento anche per il resto: dove non arriva con il fioretto sfonda con la forza della mente.
Ama le sfide, allontana la banalità.
Che la spiaggia della città – il Passetto – è tenuta male e orfana di servizi decenti, che Portonovo è una ricchezza sfruttata a metà, che di Feste del Mare ne servirebbe una al mese, che i giovani preferiscono ingranare la marcia e spostarsi solo 40 chilometri più in là, dove sono considerati al centro del progetto.
Gli Anta amano lamentarsi dei ragazzi di oggi: apatici, inconcludenti, inaffidabili, fannulloni. Marini ha dimostrato il contrario, sottolineando con coraggio i difetti di una città sotto gli occhi e sulle bocche di tutti, ma che restano sigillati in cassaforte perché è comodo fare gli struzzi. A giudicare dalla valanga di reazioni Tommaso ha colpito il bersaglio al cuore, perfetto testimonial (altro che Mancini d’Arabia o Tamberi che si sposa a Pesaro) della rinascita di Ancona e della generazione che guarda al futuro senza polvere. E non pensa invece, titillandosi sulla vanità, che il grande avvenire sia dietro le spalle.