Test, i docenti in coda: «Lo faccio per i ragazzi». Esame effettuato in auto per 110 professori al liceo Galilei, attesa fino a un’ora

Test, i docenti in coda: «Lo faccio per i ragazzi». E same effettuato in auto per 110 professori al liceo Galilei, attesa fino a un’ora
Test, i docenti in coda: «Lo faccio per i ragazzi». E​same effettuato in auto per 110 professori al liceo Galilei, attesa fino a un’ora
di Michele Rocchetti
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Sabato 29 Agosto 2020, 05:10

ANCONA  - Una piccola puntura sul dito, due gocce di sangue su una barra rilevatrice, ed ecco che dopo una decina di minuti si può sapere se si sono sviluppati o meno gli anticorpi al Covid 19. Sono partiti ieri al liceo scientifico Galilei i test sierologici per docenti e personale Ata programmati nell’ambito della campagna “Diamo una lezione al Covid” promossa da Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg) e Associazione nazionale presidi. 


 
Test effettuati nel parcheggio della scuola senza far scendere i diretti interessati dalle proprie auto, cosa che ha creato una lunga coda di macchine. «Inizialmente qui doveva venire soltanto il personale del Galilei e dell’istituto comprensivo Giovanni Paolo II di Numana, di cui sono reggente – fa sapere la dirigente Anna Rita Durantini, la prima a sottoporsi al test - poi però l’invito è stato esteso anche al personale di altri istituti, determinando qualche piccolo problema di traffico. Le operazioni stanno comunque procedendo bene e non posso che ringraziare gli organizzatori per la solerzia con cui hanno messo in piedi il tutto». Un po’ meno contente le 110 persone che si erano prenotate e che hanno dovuto attendere in macchina anche un’ora. 

«Pensavamo di essere qualche decina – dice Fabio Sandroni, curatore della rassegna cinematografica Tropicittà, ma anche docente di matematica e fisica al Galilei - invece ci siamo ritrovati in più di cento. Non che aspettare sia un problema così grosso, però magari si potevano organizzare due turni: uno la mattina e uno il pomeriggio. In ogni caso il test era giusto farlo, perché già da lunedì saremo davanti ai ragazzi per i corsi di recupero». Un punto, questo, su cui mette l’accento anche la preside: «Grazie ai test di oggi, che si aggiungono a quelli fatti in autonomia, avremo uno screening di quasi tutto il personale docente e Ata della scuola. Un fatto molto importante in vista della ripresa delle lezioni, che ci farà ricominciare tutti più tranquilli». Ne sono coscienti anche gli insegnanti. «Ho deciso di fare il test per tutelare me, i miei colleghi, gli studenti e il resto del personale scolastico – afferma Valerio Cuccaroni, docente di lettere e presidente dell’associazione culturale Nie Wiem -. Lunedì si ricomincia a lavorare ed è giusto avere qualche certezza in più».

Come altri suoi colleghi Cuccaroni inizialmente si era rivolto al proprio medico, che però non si è reso disponibile per fare il test, indirizzandolo verso gli ambulatori del Crass per il test rapido o verso quelli privati per il test più approfondito: «A quel punto, vista la possibilità, ho deciso di venire qui. Se risulterò positivo starò in quarantena. Almeno non rischio di infettare gli altri. Abbiamo visto cos’è successo negli altri paesi che hanno riaperto le scuole. Qualche chiusura sarà fisiologica. Ma abbiamo sperimentato la didattica a distanza e ritornare in aula era fondamentale». Allo stesso modo la pensa un’altra insegnante, che però preferisce restare anonima: «Non ho paura del rientro a scuola. E spero di poter restare in aula il più possibile, anche se l’uso della mascherina per 5 ore mi lascia perplessa». Ma perplessa l’aveva lasciata un po’ anche il test: «Non volevo venire. Mi chiedevo: se è così importante perché non è obbligatorio, per tutti, e tanti medici si rifiutano di farlo? Poi mi sono detta, va bene, non lo faccio per me, ma per gli altri».

La risposta indiretta arriva dal segretario regionale Fimmg, Massimo Magi: «Più che individuare i malati attuali questo test ha lo scopo di capire come si è mosso il virus all’interno di una determinata fascia di popolazione».

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