Ancona, spari al Q2, licenziamento legittimo. Il Tar: «Mancanza di senso dell'onore, Giordano fuori dalla Polizia»

Ancona, spari al Q2, licenziamento legittimo. Il Tar: «Mancanza di senso dell'onore, Giordano fuori dalla Polizia»
Ancona, spari al Q2, licenziamento legittimo. Il Tar: «Mancanza di senso dell'onore, Giordano fuori dalla Polizia»
di Federica Serfilippi
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Lunedì 4 Marzo 2024, 11:07 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 07:24

ANCONA - Ricorso respinto: Alessandro Giordano non fa più parte della Polizia di Stato. Il Tar delle Marche ha bocciato l’istanza in cui si chiedeva, previa sospensione, l’annullamento del provvedimento con cui il Ministero dell’Interno ha destituito dal servizio il 41enne anconetano finito sotto accusa per aver sparato con la pistola d’ordinanza al 22enne Nicolò Giommi, rimasto ferito alla coscia la notte del 22 gennaio 2023, in via Flavia. 

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Il fronte penale

All’epoca dei fatti Giordano prestava servizio al Commissariato di Civitanova come assistente capo.

Per la sparatoria, il fronte penale è fermo al gip, che sta valutando la richiesta di messa alla prova presentata dall’ex poliziotto su cui pende l’accusa di lesioni aggravate. Il giudice si esprimerà il 6 marzo. Le indagini hanno portato ad aprire un filone disciplinare al corpo di appartenenza del 41enne, a cui lo scorso giugno è stato notificato il decreto della destituzione dal servizio. A proporlo è stato il Consiglio Provinciale di Disciplina della questura di Macerata, a firmarlo il Ministero dell’Interno. Contro tale provvedimento ha proposto ricorso davanti al Tar la difesa di Giordano, rappresentata dagli avvocati Michele Magistrelli e Paolo Campanati, chiedendo «la sospensione del procedimento disciplinare in attesa della conclusione del procedimento penale». Ma il ricorso è stato respinto. 

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Le motivazioni

Ancora prima della sparatoria, dice il Tar, il 41enne ha tenuto condotte «che non integrano di per sé alcun reato (e che comunque non sono state contestate in sede penale) ma che denotano, ove provate, un modo di intendere la professione di operatore della Polizia di Stato quantomeno discutibile». I giudici elencano tali condotte: l’essere «entrato gratuitamente» in una discoteca cittadina «esibendo il tesserino di riconoscimento»; l’aver «preteso di consumare, sempre gratuitamente, bevande alcooliche; l’avere «avuto un diverbio acceso, in presenza di altre persone, con noti ultras»; aver «provocato tali ultras invitandoli ad un regolamento di conti» ed essersi poi fatto trovare in via Flavia «con la pistola d’ordinanza in pugno». Tra l’altro, i giudici hanno rilevato la «pregressa conoscenza fra il ricorrente e alcuni degli ultras presenti in discoteca, negata dall’assistente capo». 
Traendo le conclusioni, la condotta complessiva, per i giudici, «ha rivelato mancanza del senso dell’onore (e questo in relazione alle modalità di accesso nella discoteca») ; «è risultata in contrasto grave con i doveri assunti con il giuramento, configurando al tempo stesso un grave abuso di autorità (e questo per il fatto di avere provocato il gruppo di ultras invitandoli ad un regolamento di conti); ha provocato un grave pregiudizio all’immagine e al prestigio dell’amministrazione di appartenenza». Ora a Giordano rimane il Consiglio di Stato.

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