Omicidio via Crivelli, parenti di Fabio
e Roberta contro il reo confesso

Omicidio via Crivelli, parenti di Fabio e Roberta contro il reo confesso
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 23:07
ANCONA - Si salverà dall’ergastolo solo se gli verrà riconosciuta la semi infermità mentale. In caso contrario, Antonio Tagliata rischia di trascorrere il resto della sua vita in carcere. Oggi alle 12,30 è in programma l’udienza preliminare, dopo che il pm Paolo Gubinelli ha chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio del 19enne. Attenzione focalizzata su due aspetti essenziali: la premeditazione del duplice omicidio, contestata dalla procura, e il grado di capacità di intendere e di volere del ragazzo, reo confesso, al momento della sparatoria. Sempre oggi si costituiranno parte civile, tramite l’avvocato Marco Pacchiarotti, i parenti di Fabio Giacconi e Roberta Pierini, uccisi per un no di troppo a quella love story malata: il padre e la sorella di lui, il fratello e la sorella di lei. Familiari che continuano a star vicini e credere nell’innocenza della 16enne, condanna a 18 anni di carcere per concorso nel duplice omicidio dei genitori. Resta da capire se l’avvocato Manfredo Fiormonti richiederà (com’è probabile) il rito abbreviato per Antonio.

La scelta processuale, che prevede lo sconto di un terzo della pena, in ogni caso non metterebbe Tagliata al riparo da una condanna al carcere a vita, visto che gli viene contestato anche il porto abusivo di armi: l’unico abbuono potrebbe riguardare l’isolamento diurno. Dunque, per il giovane ogni speranza è legata alle conclusioni della consulenza psichiatrica elaborata dal professor Vittorio Melega che ha parlato di un disturbo pervasivo dello sviluppo. Secondo il perito nominato dal tribunale, Antonio soffre di un disturbo pervasivo dello sviluppo, una forma di autismo per cui «le sue capacità erano grandemente scemate al momento del fatto». Il gup accoglierà queste conclusioni, riconoscendo un vizio parziale di mente? L’altro elemento fondamentale è la premeditazione. Secondo il pm, infatti, il killer si sarebbe esercitato a sparare sul web, con giochi e simulatori. Inoltre, sempre secondo l’accusa, si sarebbe procurato la Beretta calibro 9x21 con matricola abrasa - utilizzata qualche mese prima in una rapina in Sardegna - con largo anticipo rispetto alla strage. Mattanza progettata nei minimi dettagli, al punto da lasciare a casa, quella mattina, tre biglietti in cui si auto-accusava del crimine.

L’impianto difensivo sarà incentrato anche sulla sentenza choc con cui il Tribunale dei Minorenni ha condannato a 18 anni la figlia dei Giacconi, reclusa nel carcere minorile di Napoli. Nelle 280 pagine di motivazioni, i giudici spiegano che la ragazzina avrebbe concorso al duplice omicidio sia materialmente, aprendo la porta al killer pur sapendo dell’arma per poi scappare con lui, sia moralmente, attraverso continui sfoghi, anche via sms, in cui ripeteva di non sopportare più la convivenza con i genitori e il modo in cui veniva trattata. Così la 16enne, che in una perizia della psichiatra Maria Grazia Fusacchia viene descritta come una giovane dall’intelligenza superiore alla media e dalla personalità narcisistica e manipolatrice, avrebbe finito per istigare il fidanzatino e spingerlo ad uccidere.
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