ANCONA - Assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia, condannato per le lesioni nei confronti di quella che è ormai l’ex moglie. È l’esito del processo terminato ieri davanti al collegio penale, incardinato nei confronti di un 44enne anconetano. L’uomo era stato denunciato dalla coniuge, di dieci anni più giovane, nel maggio del 2020: lei gli imputava una serie di soprusi maturati nei mesi precedenti ed esplosi durante il periodo del lockdown.
Il dibattimento
L’audizione dei testimoni nel corso del dibattimento e la tesi difensiva hanno parzialmente fatto rivedere le carte in tavola.
La denuncia
L’episodio che aveva portato la donna a rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare i presunti maltrattamenti era stato proprio quello del maggio di due anni fa. Stando a quanto contestato, durante un violento diverbio divampato in casa, l’imputato aveva colpito la moglie con una raffica di pugni, ferendola al labbro. La vittima si era recata al pronto soccorso di Torrette, ospedale da cui era stata dimessa con una prognosi di sette giorni. Il referto è entrato poi negli atti di indagine. L’episodio, sempre secondo la procura, era stato commesso sotto gli occhi della figlioletta della coppia. Davanti alla polizia, la donna aveva poi raccontato dei presunti maltrattamenti subiti. In un’occasione, aveva detto lei, il 44enne le aveva anche lanciato addosso un cavatappi. L’utensile, per fortuna, non aveva raggiunto la donna. In un’altra, lui l’aveva colpita con un cuscino, tentando poi di sferrarle un pugno, parzialmente schivato all’ultimo momento. E poi, nella denuncia, erano annoverati insulti e minacce del tipo: «Non vali niente», «Fin quando potrò, ti renderò una vita d’inferno». Tutte accuse sempre rigettate dall’imputato e, alla fine, non riconosciute dal collegio di giudici.
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