Ancona, bastonata e accoltellata dal marito: «Qui in casa mia non devi pregare. Ha tentato di soffocarmi»

Ancona, bastonata e accoltellata dal marito
Ancona, bastonata e accoltellata dal marito
di Federica Serfilippi
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Sabato 8 Luglio 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 11:30

ANCONA «Ha iniziato a strapparmi tutti i vestiti che avevo addosso. Poi mi ha colpito alle gambe con il manico del mocio. Mi voleva sfregiare al viso, ma sono riuscita a proteggermi con una mano, che è stata ferita dal coltello. Quel giorno ho avuto paura di morire». La testimonianza, difficile e concitata, è stata resa ieri mattina in aula da una 33enne ucraina, parte civile nel processo contro l’ormai ex marito


La violenza


L’uomo, un 47enne anconetano, è accusato di lesioni aggravate per l’episodio accaduto tra le mura domestiche il 26 luglio dello scorso anno, quando la vittima era finita all’ospedale di Torrette con una vistosa lesione alla mano, provocata dalla coltellata. La ferita, per cui c’era stata una prognosi di oltre 40 giorni, le aveva provocato una lesione muscolare con cui ancora oggi la donna combatte. Attraverso l’avvocato Alessandro Calogiuri, chiede un risarcimento danni da 30mila euro. Ieri ha spiegato davanti al giudice quanto successo quasi un anno fa, nell’appartamento che condivideva con il marito.

La violenza sarebbe esplosa dopo la decisione, imbeccata da lui e avallata da lei, di tornare in Ucraina. La 33enne sarebbe dovuta partire i primi di agosto. «Dopo due ore che parlava da solo - ha raccontato la donna in aula - ha iniziato a strapparmi i vestiti di dosso. Mi ha buttato sul cuscino e me lo ha messo in faccia, per impedirmi di respirare». Un’azione che poi sarebbe stata interrotta dallo stesso imputato, accusato dalla moglie di averla anche presa a bastonate.


Il terrore


Lei è rimasta nel letto «per la paura, pensavo che quel giorno sarei morta. Ero terrorizzata» ha detto. A un certo punto, la 33enne sarebbe in una stanza a pregare. «Mi ha riempita di calci, dicendomi che in quella casa non si poteva pregare. Ha poi continuato a rompere le cose: i miei vestiti, gli occhiali, l’iPad». In un frangente, ecco il coltello: «L’ho sentito dietro alla schiena. Lui diceva che mi dovevo mettere in ginocchio, chiedendogli scusa e dicendo che ero una poco di buono».


L’ultimo atto


Per sfuggire all’incubo, la donna avrebbe provato a scappare di casa. Ma mentre stava aprendo la porta, ci sarebbe stata l’aggressione che è alla base del capo d’imputazione. «Voleva accoltellarmi alla faccia e al viso. Per proteggermi dal fendente, mi ha ferito alla mano. È uscito tanto sangue, lo sentivo che scorreva» ha raccontato la persona offesa. Il marito l’aveva aiutata a tamponare la ferita e la donna era poi finita all’ospedale per essere operata. Il 17 novembre è attesa la sentenza. L’imputato, difeso dall’avvocato Marco Giorgetti, respinge le accuse. 
 

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