L’ira del sindaco Mancinelli sull’ex Mutilatini: «Basta dilettanti, servono imprenditori»

L’ira del sindaco Mancinelli sull’ex Mutilatini: «Basta dilettanti, servono imprenditori»
L’ira del sindaco Mancinelli sull’ex Mutilatini: «Basta dilettanti, servono imprenditori»
di Maria Cristina Benedetti
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Lunedì 11 Aprile 2022, 04:30

ANCONA   - È logoro l’ordito della Bandiera Blu che sventola sulla baia di Portonovo. Il buco nero dell’ex colonia dall’associazione Mutilati e Invalidi di guerra, acquistata per tre milioni nel 2004 dal Comune, allora retto dal sindaco Sturani, continua a essere un dormitorio per sbandati. Diciotto anni di vuoto. Valeria Mancinelli non fa mistero del suo rammarico. «Abbiamo perso tempo dietro ai suggerimenti di associazioni e circoli culturali. Quando venne messa al bando la proposta presentata da loro, con un piano economico e finanziario, nessuno partecipò. Nemmeno loro. Tutti a millantare presunti finanziamenti europei che non c’erano». 


Indignata, la sindaca, rispondendo lo scorso dicembre a un’interrogazione del consigliere Francesco Rubini, provò a colmare il vuoto.

L’idea: realizzare, in quel luogo degradato, una struttura ricettiva dove concentrare i servizi turistici e costituire un centro di valorizzazione per le eccellenze del territorio. A quattro mesi da quel proclama, tuttavia, quell’immobile continua a essere meta di raid vandalici e bivacchi. «Quella risposta forte - evidenzia il primo cittadino - serviva a far capire la differenza tra chi è associazione o circolo o qualcos’altro. Tra chi ha un ruolo positivo quando opera sul piano del dibattito pubblico, dello stimolo culturale, ma non può inventarsi mestieri e capacità che non ha».

Ribadisce, la Mancinelli: «Sbagliammo noi a perdere tempo dietro a questo percorso». Lo disse allora, lo sottoscrive oggi: «Ora ci rivolgiamo a imprenditori, non più a dilettanti». Riordina tessere d’un mosaico scoppiato. «Giravano voci - ricorda - di possibili soggetti imprenditoriali interessati a un utilizzo per un’attività turistico ricettiva non di tipo tradizionale, per farne anche un punto di esposizione di prodotti locali. Se arriverà una proposta formale, bene. Altrimenti - ribadisce - procederemo a una manifestazione d’interesse per capire se ci sono progetti seri che vanno in quella direzione». All’associazione “Portonovo x Tutti”, che le suggerì di approfittare dell’occasione irripetibile del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non la manda a dire.

«Chi parla di Pnrr proprio non sa cosa sono quei bandi. Quelli che finora sono usciti non hanno nessuna attinenza con qualcosa del genere. È inutile correre dietro alle farfalle». Tocca il nervo scoperto: «Il vero problema non è la riqualificazione in sé, ma cosa farci dentro. Visto che è una struttura inidonea a essere usata per fornire un servizio pubblico, o si fa una manifestazione di interesse da parte di un soggetto come il Parco del Conero o la Regione, che potrebbero ristrutturarlo e gestirlo. Oppure si punta a un riutilizzo per finalità turistico-ricettive, con un target che non sia quello tradizionale dell’albergo, poiché non ne ha le dimensioni».

Sulle condizioni non transige: «Ovviamente passando per un bando pubblico. Non parole al vento». Da quella ferita profonda 18 anni la sindaca trae la morale. «Questa vicenda ci fa capire che prima di acquistare una proprietà per farla diventare un bene pubblico bisogna avere ben chiaro cosa ci si fa concretamente: niente idee fantasiose, ma progetti veri. E le risorse che servono per realizzarli e farli stare in piedi nel tempo». Oltre lo sfregio delle incursioni di sbandati, vandali e baby piromani.

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