Investimenti trappola, clienti raggirati ad Ancona. Il tesoro del broker finisce sotto chiave

Investimenti trappola, clienti raggirati ad Ancona. Il tesoro del broker finisce sotto chiave
Investimenti trappola, clienti raggirati ad Ancona. Il tesoro del broker finisce sotto chiave
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Ottobre 2023, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 07:42

ANCONA Lo scorso febbraio la prima parte dell’operazione, con il sequestro di due società di consulenza finanziaria e le misure cautelari applicate a quattro broker, accusati di aver raccolto in maniera illecita (per la procura non erano autorizzati ad operare) investimenti per 15 milioni di euro. Nei giorni scorsi, la seconda tranche della maxi indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza di Ancona: i militari hanno dato seguito al provvedimento di sequestro preventivo fino ad arrivare a 15,5 milioni di euro. 


La sede inglese

Il provvedimento è stato notificato al principale indagato, un broker romano a cui lo scorso febbraio era stata imposta la misura cautelare degli arresti domiciliari (per gli altri tre indagati c’era stato l’obbligo di dimora, tra Ancona, Fano e Senigallia, città dove c’erano gli uffici di consulenza).

L’uomo è stato riconosciuto dalle fiamme gialle come l’amministratore di una società con sede legale a Londra, la quale avrebbe operato senza le dovute autorizzazioni dell’autorità di vigilanza. Pur non avendone diritto - questa l’accusa - avrebbe raccolto tramite i suoi promotori investimenti per oltre 15 milioni di euro nell’arco di 5 anni. Sarebbe stata promossa l’illecita compravendita di azioni della società londinese dietro la promessa di profitti immediati, costanti ed elevati, superiori al 10% annuo. Cifre monstre, possibili solo all’interno delle dinamiche dello schema Ponzi, che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi “investitori”. 

Le accuse

L’accusa che ha guidato l’inchiesta nella prima parte è stata l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Poi, in capo all’indagato principale, sono stati contestati anche la truffa e l’autoriciclaggio. Stando a quanto contestato, gli illeciti profitti delle operazioni truffaldine erano stati dapprima trasferiti sul conto corrente di una società immobiliare riconducibile al broker romano, e poi da questa utilizzati per l’acquisto di un considerevole compendio immobiliare. Il Gip del tribunale di Ancona e pi il Gip di Roma, sulla scorta delle ricostruzioni patrimoniali effettuate dalle fiamme gialle doriche, hanno emesso il provvedimento di sequestro preventivo fino a 15,5 milioni. Sono stati messi i sigilli a 35 beni immobili situati in provincia di Roma e Agrigento, tra cui diversi fabbricati residenziali e case vacanza, a una struttura alberghiera, nonché ad autovetture e veicoli commerciali, per un valore complessivo stimato in oltre 12 milioni di euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA