Ancona, duemila studenti e cento
terremotati le vittime del falso ingegnere

Ancona, duemila studenti e cento terremotati le vittime del falso ingegnere
di Lorenzo Sconocchini
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Giovedì 6 Settembre 2018, 06:10

ANCONA - Circa duemila studenti, che l’hanno avuto come insegnante in tre istituti tecnici di Jesi e Fabriano, dal ‘91 fino alla pensione del settembre 2017. Più di cento terremotati, che s’erano affidati alla sua esperienza di ingegnere per valutare con sopralluoghi e perizie se i loro edifici rischiavano o meno di crollare. E poi una lista di enti pubblici, dall’Ufficio scolastico regionale alla Protezione civile nazionale, dalle scuole superiori che l’avevano visto in cattedra fino all’Ordine degli Ingegneri di Macerata, a cui s’era iscritto nel maggio dell’84.
C’è una scia lunghissima di potenziali beffati in coda alla laurea “ballerina” in Ingegneria civile, sezione edile, con cui Leonardo Mazzini si sarebbe costruito tutta una carriera farlocca,
  
 
ottenendo sia una docenza a tempo indeterminato nella pubblica istruzione, sia l’abilitazione all’esercizio della professione da ingegnere. E se davvero non s’è mai laureato, come lo accusa la Procura di Ancona, adesso il pensionato di Poggio San Vicino - che grida al complotto e giura di avere le carte in regola - rischia di ritrovarsi contro nelle aule di giustizia una nutrita schiera di parti offese. Già domani l’Ordine degli ingegneri della provincia di Macerata, che aveva depennato Mazzini dalle sue liste solo nel gennaio scorso, con le prime avvisaglie dell’inchiesta, si riunirà per esaminare il caso e decidere eventuali azioni a tutela l’immagine della categoria.
 
Ma anche l’Avvocatura dello Stato potrebbe muoversi a tutela del Ministero dell’Istruzione, che per 26 anni ha pagato lo stipendio all’insegnante, prima come tecnico di laboratorio e poi da docente di Fisica. Il sedicente ingegner Mazzini vinse un concorso nel ‘91 e quando l’allora Provveditorato agli studi di Ancona gli assegnò il primo incarico, il neo-insegnante presentò la documentazione richiesta: dal certificato penale, al curriculum degli studi fino alla copia autenticata del diploma di laurea rilasciato dall’università degli studi di Ancona, 110/110 in Ingegneria civile, sezione edile. Quando i carabinieri di Camerano, indirizzati forse anche dalle confidenze di un ex allievo di Mazzini, sono andati a prendere quegli atti, il certificato di laurea acquisito in fotocopia pareva impeccabile.
Dal nome del magnifico rettore Bruni a quello delle segreterie dell’epoca, ai timbri della facoltà. In alcune copie autenticate c’era addirittura il timbro a colori del comune di Poggio San Vicino, con la firma del funzionario incaricato per le autenticazioni effettuate in data 27 novembre ‘92 e 23 giugno ‘93. C’è voluta l’intuizione di un maresciallo vecchio stampo, il comandante di stazione Massimo Paoloni, per scavare ancora, fino agli archivi della Politecnica delle Marche, in cui è confluita da tempo l’università degli studi di Ancona.
 
Così s’è scoperto che l’allora studente Mazzini frequentò ad Ancona i corsi in Ingegneria dal ‘69 all’84, ma senza laurearsi, prima di trasferirsi a Camerino per studiare Geologia, ma anche lì senza arrivare alla tesi. Eppure chi ha visto quel certificato di laurea, sequestrato in più copie dai carabinieri, sfida chiunque non sia un super-esperto in falsificazioni a riconoscere il tarocco. L’indagine, anche se è passato tanto tempo, cercherà anche di risalire a eventuali complicità, sia nel confezionamento della laurea contraffatta, sia nell’autenticazione delle copie. Ancora più subdolo, se fosse confermata la malafede dell’indagato, sarebbe il comportamento tenuto nell’autunno di due anni fa, quando Mazzini, presentando una semplice autocertificazione, chiese di far parte delle squadre di tecnici incaricati dalla Protezione civile nazionale di fare verifiche per le cosiddette schede Fast, quelle che certificavano se un immobile fosse agibile o meno.

Lavorò per tre turni da otto giorni nel cratere del terremoto per la Protezione civile e poi avrebbe continuato come tecnico per conto di privati, operando in quattro comuni del cratere: Vallo di Nera, nel versante umbro della Valnerina, Macerata, Cerreto d’Esi e Ascoli Piceno. «Firmando numerosi atti - si legge nelle conclusioni dell’indagine che ipotizza l’esercizio abusivo della professione di ingegnere - consistenti in rilevamenti sui fabbricati per l’agibilità sintetica post-terremoto, pratiche edilizie, progetti e collaudi statici». Tutti quegli atti, più di cento, se li ha firmati un tecnico senza laurea sono invalidi e dunque da rifare, con grave danno per i terremotati che rischiano di perdere altro tempo sulla via della ripresa.

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