Follia no vax: educatore malato da Natale dopo essersi infettato a un "aperi-Covid" per il Green pass

Follia no vax: educatore malato da Natale dopo essersi infettato a un Covid party per il Green pass
Follia no vax: educatore malato da Natale dopo essersi infettato a un Covid party per il Green pass
di Stefano Rispoli
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Sabato 15 Gennaio 2022, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 16 Gennaio, 09:40

ANCONA - «Cerco con urgenza positivo! Se ce ne fosse uno nelle vicinanze, grazie». «Anch’io posso spostarmi ovunque, avvisatemi per favore. Sono disposto a pagare». «Io sono positivo, metto a disposizione la mia casa». I deliranti annunci corrono su “Casual coronavirus party” una delle tante chat di Telegram dove i no-vax vomitano il loro odio contro il Green pass e si fanno beffe del virus.

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Qui spopola l’ultima folle moda: organizzare incontri clandestini per contagiarsi a vicenda.

L’obiettivo? Ammalarsi in modo da ottenere, una volta guariti, l’ambito certificato verde. I Covid-party hanno avuto un boom di adesioni durante le festività natalizie, in concomitanza con il giro di vite voluto dal Governo che ha imposto maggiori restrizioni per convincere anche i più reticenti a vaccinarsi. C’è chi si è arreso e ha aderito alla campagna di profilassi. Ma una fetta di irriducibili non molla, tiene il punto. E arriva a pagare per sottoporsi ad iniezioni fake - com’è accaduto al Paolinelli con il falsario dei vaccini - o partecipare a festini in casa con positivi nella speranza di ricevere in regalo il contagio. 

L’incontro 

Così è capitato ad un educatore anconetano che, durante il Natale, ha approfittato delle vacanze per farsi invitare ad un “aperi-Covid”. L’incontro è stato organizzato, fuori regione, proprio su Telegram. Il salotto no-vax ha richiamato un drappello di persone che si sono conosciute via chat. Quattro chiacchiere a distanza ravvicinata, un drink, uno scambio (non involontario) di piatti, posate e bicchieri e il gioco è fatto. Chi vuole essere assolutamente certo di aver contratto il virus arriva a farsi tossire o starnutire in faccia. Un brindisi finale, augurandosi buona malattia. E poi tutti a casa propria. 

La malattia 

Nel giro di un paio di giorni il convinto sostenitore delle tesi negazioniste si è ammalato. Ormai è da Natale che è a casa con una febbre persistente e i classici sintomi del Covid. Per sua fortuna, non ha avuto particolari complicazioni respiratorie, ma in questi casi è come giocare alla roulette russa. Resta il fatto che il suo obiettivo l’ha raggiunto: una volta che si sarà negativizzato, potrà ottenere l’agognato Green pass con cui tornare al lavoro. Da metà dicembre, infatti, il certificato verde è una condizione imprescindibile per chi lavora a scuola o nell’ambito dell’insegnamento. 

L’escamotage

I Covid-party clandestini sfuggono al radar dei controlli e ricordano, per la loro dinamica, i famosi morbillo-party che qualche anno fa venivano organizzati da mamme ostinatamente contrarie a far vaccinare i propri figli. Si davano appuntamento sulle chat nella speranza che i loro figli si contagiassero, in modo da eludere l’obbligo della puntura. Le feste per contagiarsi, in realtà, andavano in voga anche negli anni ‘80 e ‘90. Era una pratica diffusa soprattutto in mancanza di vaccinazioni e legata alle malattie esantematiche. I detrattori del vaccino, infatti, sono sempre esistiti, anche prima del Covid. Ma adesso, per i no-vax, l’altro incubo si chiama Green pass. E per ottenerlo, in barba al sistema sanitario nazionale, fanno di tutto. Corrompere infermieri per una puntura finta, ad esempio. Altro escamotage molto ricercato sulle chat è lo scambio della tessera sanitaria per effettuare un tampone. Ci sono positivi al Covid che si fanno pagare per prestare la propria tessera al no-vax di turno in modo da consentirgli di conseguire un Green pass provvisorio, sfruttando il fatto che sulla card sanitaria non c’è la foto del titolare e spesso, purtroppo, nelle farmacie non viene chiesto un altro documento per comprovare l’identità del richiedente. 

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