Ancona, il cinghiale burlone se n’è andato (forse). Parco della Cittadella verso la riapertura

Ancona, il cinghiale burlone se n’è andato (forse). Parco della Cittadella verso la riapertura
Ancona, il cinghiale burlone se n’è andato (forse). Parco della Cittadella verso la riapertura
di Michele Rocchetti
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Martedì 20 Giugno 2023, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 11:34

ANCONA Il parco della Cittadella potrebbe riaprire domani mattina. A dirlo è il sindaco Daniele Silvetti, in ragione del fatto che il cinghiale che lo abita da ben 40 giorni, da domenica sera non ha più fatto mostra di sé. «La gabbia è rimasta vuota, il cibo intonso e le fototrappole non hanno più rilevato la sua presenza – fa sapere il sindaco – quindi si può ragionevolmente presumere che sia fuggito. Secondo il protocollo devono però passare 36 ore prima di autorizzare di nuovo l’accesso all’area verde». Trentasei ore che scadrebbero questa sera, ma considerando che i portoni del parco vengono normalmente sbarrati alle 21, è probabile si aspetti fino a domani mattina per la riapertura. Sempre che nel frattempo l’animale non rispunti fuori.


Le beffe 

Questo cinghiale, un maschio di 6 mesi del peso di 45 chili, ha infatti più volte dimostrato di essere assai birichino, facendosi beffe di tutti coloro che hanno cercato di limitarne i movimenti, prima, e di acchiapparlo, poi.

Infatti, nonostante la chiusura del parco della Cittadella, disposto dalla passata amministrazione comunale per evitare pericolosi contatti con la popolazione, per molto tempo ha tranquillamente continuato ad entrare ed uscire dall’area, scorrazzando impunito lungo via Circonvallazione, sotto gli occhi esterrefatti dei residenti. Dopodiché ha evidentemente trovato nell’area verde, deprivata della fastidiosa presenza umana, il suo habitat ideale, e da lì non si è più mosso, come dimostrato dalle fototrappole che lo hanno più volte immortalato mentre si aggirava intorno alla gabbia piazzata in loco dai trappolatori del Parco del Conero dopo il via libera arrivato dalla Regione. Solo intorno, però, perché nonostante le prelibatezze collocate al suo interno, l’ungulato, forse fiutando il pericolo, si è sempre guardato bene dall’entrare. Tanto che il presidente del Parco del Conero aveva anche ipotizzato un cambio di strategia. «È davvero strano non si sia ancora riusciti a catturare l’animale – sosteneva Riccardo Picciafuoco – la tecnica utilizzata si è sempre dimostrata efficace. Attraverso di essa vengono acciuffati ogni anno centinaia di esemplari. Ma se il cinghiale si ostina a non entrare nella gabbia, andrà sicuramente rivisto qualcosa. Magari camuffandola o spostandola. Però questo lo dovranno decidere i trappolatori. Sono loro gli esperti». Nel frattempo si erano mobilitati gli ambientalisti, contrari all’abbattimento dell’animale dopo la cattura. Ipotesi che sembrava la più probabile, sia per questioni pratiche che di costi.

L’impasse 

«Io volevo la reintroduzione del cinghiale all’interno del Parco del Conero – ha dichiarato Picciafuoco -, ma avremmo dovuto fare i conti con il rischio sanitario legato alla peste suina e gli alti costi necessari per verificare che l’esemplare non ne fosse portatore». Da parte sua il Comune stava vagliando l’ipotesi di affidare il cinghiale ad un’associazione del maceratese che gestisce un ricovero per animali selvatici. Procedura anch’essa, però, assai complicata e dispendiosa. Questi discorsi sono, ad ogni modo, venuti tutti a cadere con la scomparsa dell’animale. Che si spera non abbia giocato l’ennesimo tiro mancino e non si ripresenti, zitto zitto, proprio domani, alla riapertura del Parco della Cittadella.

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