Ancona, l'App cerca i defunti e trova il caos: il cimitero di Tavernelle è un tunnel degli orrori

Ancona, l'App cerca i defunti e trova il caos: il cimitero di Tavernelle è un tunnel degli orrori
Ancona, l'App cerca i defunti e trova il caos: il cimitero di Tavernelle è un tunnel degli orrori
di Antonio Pio Guerra
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Settembre 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 15:22

ANCONA - Scriveva Ugo Foscolo che «la civiltà dei popoli si riconosce dal culto dei morti». Viene da chiedersi cosa avrebbe mai detto il poeta dei Sepolcri sullo stato di conservazione del principale cimitero di Ancona, quello di Tavernelle. 

Da poco è arrivato anche qui Aldilàpp, il servizio che permette di cercare e prendersi cura delle tombe anche a distanza, tramite il proprio smartphone. Un’iniziativa lodevole, peccato che questo slancio tecnologico debba poi fare il paio con le condizioni fatiscenti in cui versa il più grande camposanto del capoluogo. A partire dalla pavimentazione, che già dopo aver mosso i primi passi si scopre malmessa. Sull’asfalto transitano ogni giorno persone e anche decine di mezzi, tra carri funebri, furgoni della manutenzione e perfino una navetta interna al cimitero. Non sono soltanto le buche a renderlo pericoloso per chi vi passeggia, e ricordiamoci che sono tanti gli anziani che visitano Tavernelle.

I tranelli 

In alcuni tratti dal bitume fanno capolino erbacce, a volte piccoli prati ed in alcune zone più nascoste distese di scivolosissimo muschio.

Questo soprattutto lungo i viali sterrati (ma non solo) che portano alle cappelle di famiglia più vecchie, nella zona antica del cimitero. Che è quella più bisognosa di cure. Guardando ai bordi degli stradelli non è strano trovare piccoli mucchi di calcinacci misti a fiori secchi, altre erbacce e arredi cimiteriali fuori uso. Spesso, più che di calcinacci parliamo di veri e propri pezzi di lapidi, cadute da colombai dove riposano i resti di defunti senza più un nome ed un volto. Chissà quante storie potrebbero raccontare quelle lapidi frantumate in cento pezzi che qualcuno, forse dei parenti, ha pazientemente ricomposto sui pavimenti per restituire un po’ di dignità ai legittimi proprietari. 

L’incuria

Ma non tutti sono così fortunati e certi pezzi di tomba diventano calcinacci come gli altri, ammassati come spazzatura in mucchietti dai quali fanno a volte capolino le lettere in ottone che dovevano ricordare il nome del defunto o i rimasugli delle decorazioni funebri d’un tempo. Per non parlare delle centinaia, forse migliaia, di loculi aperti, anche se fortunatamente sono tutti vuoti. La situazione peggiora accedendo dall’ingresso 7. Qui c’è infatti un’ampia porzione di cimitero ancora chiusa ai visitatori perché pericolante. Centinaia di defunti cui i propri cari non possono avvicinarsi da tempo per un saluto o per porgere un fiore, separati dalle transenne. Da tempo per non dire anni. Il cartello con le informazioni sul cantiere del restauro parla di avvio dei lavori a marzo del 2022 e di fine prevista in sessanta giorni. Dal giugno del 2022, data prevista per la consegna del progetto ultimato, è passato più di un anno e sembra ancora tutto fermo, senza operai al lavoro ma con le impalcature e le transenne ancora piazzate.

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