Ancona, catorci come supercar: mezzo
milione coi contachilometri truccati

Ancona, catorci come supercar: mezzo milione coi contachilometri truccati
di Stefano Rispoli
3 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Giugno 2019, 08:10
ANCONA - Profitti per mezzo milione di euro in poco più di due anni. La gang di romeni faceva affari d’oro grazie a un semplice trucchetto: acquistava auto usate, scalava il chilometraggio (in alcuni casi anche fino a 200mila km) e le rivendeva come supercar ma a prezzi stracciati. Subito.it e gli altri siti specializzati diventavano specchietti per le allodole, in grado di attirare centinaia di clienti da tutta Italia.
Molti, non fidandosi, arrivavano appositamente ad Ancona - dalla Liguria, dal Piemonte, perfino dalla Sardegna - per verificare con i propri occhi le condizioni dei veicoli. Ad accoglierli, nelle due pseudo concessionarie di via Di Vittorio e via Rossi (in realtà abusive, mai registrate né censite) c’erano loro, i cinque romeni, tre uomini e due donne, che confermavano la bontà dell’affare, corroborato da revisioni appena fatte (rischia una denuncia il titolare di un’officina anconetana) e da passaggi di proprietà certificati da due agenzie di pratiche automobilistiche, i cui 3 soci sono stati denunciati per aver falsificato gli atti.
 
Ci hanno pensato i carabinieri della Compagnia di Ancona, al comando del capitano Fabio Ibba, a sgominare la banda: due donne sui 40 anni sono state arrestate ieri mattina, una nel capoluogo dorico (ora è rinchiusa a Villa Fastiggi), l’altra in provincia di Vicenza dov’è domiciliata (è nel carcere di Verona). Irreperibili, invece, i tre complici indagati, ricercati dai militari di Brecce Bianche che hanno condotto le indagini, coordinate dal pm Daniele Paci. I 5 sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode in commercio. 
Sono 145 le auto taroccate che avrebbero venduto in 13 regioni, per lo più nel centro Italia e soprattutto nelle Marche (71 casi), in Abruzzo (12), in Umbria (11) e in Emilia Romagna (11). L’attività d’indagine è stata molto complessa: nel periodo tra gennaio 2017 e aprile 2019 nel quale la banda avrebbe fatturato oltre 500 mila euro grazie, in molti casi, a catorci acquistati e rivenduti come auto nuove, dal motore immacolato, spesso classificate come “unico proprietario” benché fossero già passate di mano in mano. Gli acquirenti venivano tratti in inganno da tre aspetti. In primo luogo, il chilometraggio che, attraverso tecniche sofisticate, veniva dimezzato se non ridotto a un terzo delle percorrenze reali, “scontando” in certi casi anche più di 200 mila km: in questo modo i veicoli potevano essere messi in vendita a prezzo maggiorato, ma comunque molto competitivo, trascurandone però la pericolosità per l’incolumità dei passeggeri e per le circolazione stradale. 
In secondo luogo, le revisioni che certificavano il chilometraggio scalato: peccato che il titolare dell’officina anconetana che le rilasciava era complice (e ora rischia guai giudiziari). Quindi, il passaggio di proprietà unico: ma anche in questo caso emergono le responsabilità di tre soggetti riconducibili a due agenzie di pratiche automobilistiche della città che, d’accordo con la banda, favorivano la stipula dei passaggi di proprietà con firme false, in assenza del proprietario. I tre sono stati denunciati per falso in atto pubblico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA