Cardeto, passeggiata nel regno dell'abbandono: ma quando lo sistemate?

Cardeto, passeggiata nel regno dell'abbandono: ma quando lo sistemate?
Cardeto, passeggiata nel regno dell'abbandono: ma quando lo sistemate?
di Andrea Maccarone
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Domenica 10 Marzo 2024, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 08:34

ANCONA -  Il verde pettinato di fresco non deve trarre in inganno. L’atmosfera di desolazione e abbandono che avvolge il Parco del Cardeto è sempre la stessa, da anni. «Riqualificheremo», «Restituiremo», «Faremo». Verbi al futuro che, ahinoi, ad oggi, l’amministrazione comunale non è ancora riuscita a coniugare al presente. Tanto meno al passato prossimo. L’accesso da Villarey conduce subito al primo stabile su cui i progetti di recupero avevano individuato una destinazione ben precisa: studentato da 60 posti. La palla è in mano a Univpm ed Erdis Marche.

I progetti

L’Ente regionale per il diritto allo studio ha chiuso un accordo con la Politecnica delle Marche, dove per conto dell’Università, Erdis si farà carico dell’immobile.

Ma parliamo di un traguardo raggiungibile non prima di 3 anni, per un costo di 10,3 milioni di euro in cofinanziamento Erdis-Stato ripartito al 50%. Intanto quell’edificio, totem del degrado che abbraccia stretto il Parco, rimane in completo stato di abbandono. I graffiti e le scritte spray sulle pareti rimandano ad un passato ormai lontano, cristallizzato a quando lo stabile venne occupato e riadattato a centro sociale.

La Ludoteka, si chiamava tra la fine degli anni ‘90 e i primi del 2000. Un’altra epoca. Accanto: la Polveriera Castelfidardo. Risorto sotto la giunta Mancinelli, il teatrino con spazio espositivo ha durato poco. Ora è tornato nell’oblio, ma potrebbe uscirne grazie al tesoretto intercettato dal Comune attraverso un bando del Mit. Cinque milioni e mezzo da investire sulla riqualificazione di alcuni beni monumentali e storici, tra cui la Polveriera Castelfidardo a cui andrebbero 565mila euro per il restyling. Intenti certi, meno i tempi.

Tra il dire e il fare

Ma il grosso dell’operazione recupero riguarda il destino di due costruzioni simbolo: l’ex caserma Stamura e il Faro ottocentesco. Qui l’interlocuzione diretta è tra Comune e Demanio. Sull’ex caserma siamo fermi alle intenzioni: dovrebbe ospitare l’Archivio di Stato. Nel mentre il Comune ha chiesto una modifica al progetto che dovrà prevedere ambiti o destinazioni accessorie, tra cui zone di esposizione, di incontro, piccola ristorazione e aree destinate ad aspetti museali». Il condizionale, ancora, è d’obbligo.

Perché al netto delle proposte, i fatti stanno a zero. Peggio sulle sorti del vecchio Faro. Il federalismo demaniale immaginato dall’assessore ai Lavori pubblici, Stefano Tombolini, non sembra essere andato in porto. La struttura resterà di proprietà del Demanio, ma il Comune si candida a gestirlo. Per farne cosa? Non è chiaro. Poco distante la Casa Marconi, dove lo scienziato fece i primi esperimenti radio. «Ne faremo un museo dedicato allo studioso» aveva annunciato la giunta. Appunto, verbi al futuro. Il presente è un altro e risponde ad una staticità che si traduce in abbandono. Qualche metro più in basso, il casottino in legno che in era pre-Covid ospitava il bar utilizzato nella rassegna estiva Fargo dell’associazione Nie Wiem. Struttura abusiva perché non autorizzata dal Demanio e quindi lasciata lì. Inutilizzata. Silvetti, appena insediato a palazzo del Popolo, aveva promesso di sanare quel vulnus per riaprirlo nell’estate 2024. Un altro sogno irrealizzato. Il Parco del Cardeto è un’istantanea ferma nel tempo. Unica novità: l’erba appena tagliata. Contenti i cani che non dovranno faticare per i loro bisogni.

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