ANCONA - Come volevasi dimostrare: la bulla va a scuola, la ragazzina picchiata resta a casa. Un mondo al contrario, la burocrazia che prevale su ogni logica, l’istituzione scolastica che non riesce a garantire il diritto allo studio - perlomeno in presenza - di un’adolescente finita nel mirino di una spaccona. La vittima, terrorizzata, non ha il coraggio di uscire. Chi l’ha aggredita, invece, fino a ieri era a scuola.
Il provvedimento
Sì perché il provvedimento di sospensione per 15 giorni, deciso dal consiglio di classe del Rinaldini lunedì, non è ancora diventato efficace.
Secondo la sua versione, la bulla la prendeva di mira da tempo, sin dalle medie. E martedì della scorsa settimana si sarebbe consumato l’agguato all’esterno del Rinaldini: nella denuncia presentata ai carabinieri dalla ragazzina, si parla di schiaffi e di una sigaretta spenta sulla guancia per rancori non meglio precisati.
Sono passati ormai 8 giorni da quel gravissimo gesto. E in tutto questo tempo, la bulla è ancora al suo posto, benché il provvedimento di sospensione - senza obbligo di frequenza: dunque non potrà presentarsi a scuola - sia già stato deciso e comunicato ufficiosamente alla famiglia. Possibile che non si riesca ad accelerare le tappe? Possibile che non si possano creare le condizioni affinché la vittima dell’aggressione torni al suo banco, come in un mondo normale?
La doppia sfida
Certo si tratta di una doppia, delicatissima sfida per chi dirige il Rinaldini. Da un lato, tutelare il diritto allo studio di una liceale a cui, nella peggiore delle ipotesi, verranno garantite didattica a distanza e interrogazioni programmate. Dall’altro, produrre ogni sforzo per recuperare psicologicamente - al di là della punizione doverosa - una ragazza che ha manifestato in più occasioni il suo disagio, sin dall’inizio dell’anno scolastico, con comportamenti sopra le righe anche nei confronti dei professori. Una ragazza che va aiutata, corretta e sostenuta, non emarginata, anche se la scuola deve aver valutato che, nell’immediato, l’unica soluzione per riportare in classe la vittima di bullismo al femminile è l’allontanamento di chi l’avrebbe umiliata.
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