ANCONA Bene i murales di Run per dipingere le facciate della Galleria Risorgimento. Ma poi? Che ruolo avrà la street art nella nostra città? Se lo chiede chi, per professione o diletto, armeggia con pennelli, bombolette spray e colori per rendere le città un museo pop a cielo aperto. «Cerchiamo più spazi dove dipingere, certo - dice l’artista Francesco Marchesani, abruzzese ma anconetano d’adozione -. Avevamo un accordo con la precedente amministrazione per avere dei muri a disposizione dove esprimerci, ma poi è caduto tutto in un silenzio assordante». Marchesani, in arte Onem, fa riferimento alla delibera con cui la vecchia giunta aveva approvato un pacchetto di progetti per dare spazi cittadini “in gestione” ai graffittari. Erano previste opere al Piano, Vallemiano, Parco del Cardeto, porto antico (c’era anche il nulla osta della Soprintendenza per dipingere un muro) e la palestra di Pietralacroce. Sembrava tutto pronto, poi tabula rasa. Complice, probabilmente, anche il risultato delle ultime amministrative.
La sfida
«Vorremmo provare a riproporre dei progetti - ancora Marchesani - ma siamo un po’ sfiduciati perché ogni volta sembra che elemosiniamo spazi da dipingere.
Tradotto: perché qui non ha la possibilità di farlo. L’arte murale è relegata soprattutto tra i vicoli di Capodimonte. Che l’opera di Run possa essere l’inizio di un nuovo capitolo? «Sono molto contento che sia stato scelto lui, che tra l’altro è anconetano. Dunque, l’opera ha una doppia valenza». Il timore: «Che ci sia l’interesse verso la nostra arte solo quando serve. Torno a dire, la cultura non è solo Mole, festival e Teatro delle Muse. Quando pensiamo ad intercettare i fondi europei, pensiamo anche ad un altro tipo di cultura: la street art». Altrimenti, i nostri artisti continueranno a lavorare e ad essere apprezzati ovunque, ma non nella città dove vivono. Del resto, nemo propheta in patria.