Green pass, la rabbia della Lube: «Due milioni in fumo, pronti a guidare una rivolta. Vogliamo ristori o pubblico al 50%»

I tifosi della Lube sono un patrimonio per la società
I tifosi della Lube sono un patrimonio per la società
di Camilla Cataldo
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Sabato 24 Luglio 2021, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 08:56

PESARO - Non sono bastati i tentativi, anche della Sottosegretaria allo Sport Vezzali, di allargare la forbice: i prossimi campionati al chiuso si giocheranno davanti a pochi intimi.

In zona bianca, la capienza non può essere superiore al 30/50 per cento di quella massima all’aperto e al 25/30 per cento al chiuso nel caso di eventi con un numero di spettatori superiore a 5.000 all’aperto e 2.500 al chiuso. In zona gialla, la capienza non può essere sopra al 50 per cento e il numero massimo non può essere oltre 1.000 nei luoghi chiusi.

Il direttore generale della Lube Giuseppe Cormio non ci sta e dichiara: «La notizia ovviamente non ci fa piacere e la Lube la accoglie con molto rammarico. È la dimostrazione che non c’è alcuna competenza nel giudicare i rischi del nostro pubblico rispetto ad altre tipologie.

Quello che possiamo fare è muoverci assieme al basket, far capire che così non possiamo andare avanti, dobbiamo far partire una lotta piuttosto dura nei confronti di questa decisione governativa. Per noi il pubblico rappresenta il 25%-30% del budget di un anno, abbiamo perso due milioni per colpa di questa pandemia. O arrivano ristori consistenti o il pubblico deve poter entrare – con le dovute precauzioni – almeno al 50%» . 


Le due dosi di vaccino
Fondamentale, per poter entrare nei palazzetti, sarà il Green pass. «Tutta la mia famiglia ed io abbiamo fatto le due dosi di vaccino perché riteniamo che sia essenziale per tutelare la salute nostra e di tutti - sostiene Stefano Cioppi, direttore sportivo della Carpegna Prosciutto, che può contare su un impianto da 10.300 seggiolini -. Se non è possibile giuridicamente obbligare al vaccino, credo sia giusto che il Governo istituisca il Gren pass. Noi stiamo stimolando i nostri atleti a vaccinarsi e tutti lo stanno facendo con convinzione perché ritengono che sia importante per la salute e un dovere civico. Spero che il Green pass sia la strada per tornare alla normalità, per tornare a giocare a basket davanti a un pubblico numeroso».

Gli altri due clubs di Serie A sono Vallefoglia e Fabriano, equamente divise tra pallavolo e pallacanestro. «Ci sono società che sul pubblico fanno grossi investimenti, nel nostro piccolo la quota incide ma non possiamo fare nulla se le limitazioni sono quelle. Il 25%-30% è meglio dello zero dell’anno scorso – considera il direttore sportivo della Megabox Per Giuseppe Babbi -. Noi abbiamo un impianto da mille posti, 300 persone si fanno comunque sentire».

Infine, Paolo Fantini, general manager della Ristoprò: «Mi sembra sia un modo per tenere il piede in due staffe, piuttosto che una reale decisione con un senso logico. Ritengo giustissimo il Green Pass per gli ingressi, ma trovo poco sensato che venga associato a una capienza del 25%, peraltro in zona bianca. Se la percentuale è già così ridotta, cosa accadrà nelle altre fasce di rischio? Se le vaccinazioni sono considerate lo strumento attraverso il quale la vita civile ed economica possono andare avanti, è poco coerente una limitazione di ingressi di questo genere». 

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