Da Biagio Nazzaro al partigiano
Mancini: vanno in gol i ricordi

La Biagio Nazzaro dopo la finale regionale di Coppa Italia Eccellenza vinta contro ilo Tolentino
La Biagio Nazzaro dopo la finale regionale di Coppa Italia Eccellenza vinta contro ilo Tolentino
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Martedì 21 Febbraio 2017, 23:05 - Ultimo aggiornamento: 23:49
CHIARAVALLE - Dovrà correre forte in giro per l’Italia proprio come faceva Biagio Nazzaro quasi un secolo fa, prima di Fangio e Nuvolari. La squadra di Chiaravalle, domani alle 14.30 al Comunale, inizia la sua avventura nella fase nazionale di Coppa Italia d’Eccellenza con l’incontro di andata degli ottavi. Di fronte, in una sfida dall’assonanza curiosa, gli umbri del Villabiagio, che unisce i paesi di San Biagio della Valle e Villanova di Marsciano, 17 chilometri a sudovest di Perugia. La Biagio, primatista tra le marchigiane con 5 finali regionali disputate e 4 trofei alzati, proverà a dire la sua. Magari confidando anche in quel nome, che porta da ben 95 anni, legato al tragico destino di Biagio Nazzaro, campione di motociclismo del primo Dopoguerra. Nato a Torino nel 1892, morì a soli 30 anni il 15 luglio del 1922, proprio quando a Chiaravalle i soci fondatori dovevano battezzare la nascente società sportiva. Il giovane Biagio, “Biasin” per i cronisti torinesi di allora, dopo aver vinto di tutto sulle due ruote, passò alle auto e perse la vita sul circuito di Duppingheim, vicino Strasburgo, mentre disputava il Gran Premio automobilistico di Francia. La sua Fiat 3 litri si ribaltò, anche a causa del tracciato fangoso per la pioggia, durante il 52° dei 60 giri previsti.

Definito “l’invitto scalatore di montagne”, in soli tre anni di una folgorante carriera aveva trionfato prima in sella alla Della Ferrara 350 CC e poi con la Indian. Nel 1919 vinse la cronoscalata Sassi-Superga, l’anno dopo l’Aosta-Gran San Bernardo e il campionato italiano di velocità sul circuito di Gallarate, affermandosi anche nella Como-Brunate e nella Coppa della Consuma. Poi ancora la gara in salita Cernusco-Montavecchia e il Gran Premio d’Italia a Orbassano. Nel 1921 fu primo assoluto con tanto di record nel Raid Nord-Sud Milano-Napoli, quindi la Biella-Oropa, la Coppa della Consuma e la Susa-Moncenisio. Centrò anche il record mondiale del km lanciato su strada a Cremona (media oraria 154,506) e il Campionato italiano su pista al velodromo di Torino alla velocità di 110 km/h, oltre al titolo di campione italiano assoluto su strada. Poi, anche per rinnovare una tradizione familiare, non riuscì a resistere al fascino del volante e venne ingaggiato dalla squadra automobilistica della Fiat. Il debutto alla Targa Florio si concluse con un ritiro per un guaio meccanico ai freni, quasi un presagio di quel tragico schianto nella tempesta di Duppingheim. Dopo aver fondato la società, i dirigenti scrissero una lettera alla vedova Nazzaro, che inviò una fotografia di Biagio, andata però scomparsa durante l’alluvione del 1955.

Oltre alla Biagio, altre società marchigiane ricordano dei volti del loro passato nel loro nomi. Porta con orgoglio il nome di un suo concittadino la squadra di calcio della Ruggero Mancini di Pioraco, fondata nel 1945. Maestro elementare e studente di materie letterarie all’Università di Camerino, fu sottotenente partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Al comando del gruppo di Serravalle dal febbraio del 1944, guidò diverse azioni di sabotaggio contro i tedeschi. Nella notte del 10 marzo, a Copogna di Serravalle, militari della Wehrmacht assaltarono la casa dove erano ospitati anche il sottotenente Mancini e Angelo Piancatelli di Castelraimondo. Trovati in possesso di armi, furono fucilati il 17 marzo dai fascisti del Battaglione M all’esterno del cimitero di Camerino. «Voi condannate me, ma fuori ci sono tanti altri compagni che mi vendicheranno», protestò Mancini all’annuncio dell’esecuzione. Volevano sparargli alla schiena, pretese la fucilazione al petto. Sarà insignito della medaglia di bronzo al valor militare.

Sta invece per tagliare il traguardo del cinquantenario il Barbara, attuale capolista in Promozione, all’anagrafe calcistica conosciuta come Ilario Lorenzini. Era un ragazzo del paese, giocava a calcio e perse la vita nel 1965 annegando in un laghetto vicino Ostra Vetere. Aveva solo 15 anni e due dopo nacque la società sportiva intitolata alla sua memoria. Sogna uno storico approdo in Eccellenza anche il Ciabbino di Case di Coccia, frazione di Folignano alle porte di Ascoli. La società è nata nel giugno del 2003 in memoria di Valerio Ciabattoni, che gli amici chiamavano affettuosamente Ciabbino. Giocò con la Primavera dell’Ascoli e morì a 20 anni in un incidente stradale. Amici e parenti, tra cui lo zio Romano Diamanti, attuale presidente, decisero di fondare una squadra che oggi sta scornando alla grande e per la prima volta in Promozione.

C’è anche il Cupramontana Giancarlo Ippoliti: era il figlio di Sauro Ippoliti, medico dell’ospedale del paese e presidente della società sportiva. Aveva 18 anni quando morì, nella primavera del 1964, cadendo dal motorino alle porte di Jesi mentre andava da un amico a studiare. Sempre in Seconda Categoria, il Fabiani Matelica porta il cognome di Corrado, che giocava nell’allora Virtus, anche lui scomparso in un incidente, mentre la Belfortese rievoca con i gol il ricordo di Renzo Salvatori, per tanti anni medico di Belforte del Chienti.
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