Il dj Cecchetto a Sirolo ospite dell’imprenditore Mancini: «Tutto iniziò con Mike Bongiorno»

Il dj Cecchetto a Sirolo ospite dell’imprenditore Mancini: «Tutto iniziò con Mike Bongiorno»
Il dj Cecchetto a Sirolo ospite dell’imprenditore Mancini: «Tutto iniziò con Mike Bongiorno»
di Chiara Morini
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Domenica 13 Agosto 2023, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 16:44

SIROLO - Sarà l’ispirazione speciale di un posto incantevole come il Conero, visto dal punto di osservazione privilegiato del Casacon. Sarà che lui è per sua natura sempre avanti («non troppo, giusto mezz’ora», ci tiene a precisare). Fatto sta che Claudio Cecchetto ospite a Sirolo dell’imprenditore marchigiano Marcello Mancini (ceo di Roi Group) è letteralmente un fiume in piena. Così una tranquilla serata estiva in relax con amici diventa l’occasione per immaginare nuovi scenari e mettere in campo nuove idee.

 
Tutto è cominciato da Mike Bongiorno...

«Berlusconi lo aveva chiamato a dirigere Telemilano, prima televisione privata. In Rai prendeva 100 e Silvio gli diede 100.000. Lui era la televisione, per me era un mito assoluto. Mi chiama quando ancora non ero nessuno e mi dice: “Ti ascolto tutte le mattine, ti voglio con me”. In realtà io non avevo mai trasmesso di mattina! Ma glielo dissi solo dopo anni…». 


E poi? 
«Così iniziai a fare tv, non avrei mai pensato di farlo. Il mio sogno era lavorare in una casa discografica e scegliere i dischi esteri da pubblicare in Italia, fare il lable manager. Tutta la mia vita è stata sempre basata sul sogno americano, sulla possibilità di non mettersi limiti». 
Ed è questo che ha insegnato ai tanti talenti che ha scoperto? 
«In un certo senso sì: in tanti mi rivelavano i loro sogni, ed io rispondevo: “Perché non lo fai?”. Mi sento una responsabilità su questo, perché di me si fidano. Cerco di non ammazzare mai i sogni. Però ora arrivato a 71 anni posso dirlo: per scoprire un talento ci vuole talento. Ed io sono riconoscente per tutto quello che ho vissuto. E quando sarò di fronte a Dio gli chiederò: “Come mai proprio a me?”».
Come sono i rapporti con i tanti talenti che ha scoperto?
«Con alcuni buonissimi, con altri meno, ma è la vita! Io credo che la riconoscenza sia direttamente proporzionale all’intelligenza». 
E quello a cui è più legato? 
«Senza dubbio Jovanotti, un ragazzo di un’intelligenza unica. Devo andare a trovarlo a Forlì dove si sta curando dopo l’incidente che ha avuto». 
Lei è un innovatore assoluto, ha inventato un genere in tv, ha inventato radio, ha segnato un’epoca: ma qual è il segreto dell’innovazione? 
«Sì vengo etichettato come un innovatore, e mi dicono che si sta facendo largo il neologismo “cecchettata” per definire una cosa innovativa! Ma in realtà io non ho fatto altro che raccogliere milioni di idee in giro, farle mie, creando così qualcosa di nuovo». 
Quindi non c’è un segreto? 
«Essere avanti ma non troppo, giusto mezz’ora». 
Restando sul tema, ora sta lanciando una baby band, i Nameless…
«Certo, li ho scoperti alla Festa del basilico a Pesaro. Il messaggio che voglio lanciare è “no baby gang, ma baby band”. Dopo aver lanciato tanti personaggi unici, voglio così rappresentare l’idea del gruppo, non il solista, pensiamo ad esempio ai Rolling Stones, ma anche ai Pooh». 
Cosa la lega alle Marche e al suo amico Mancini? 
«Ci sono tante cose, ci capiamo al volo, veniamo dallo stesso mondo.

L’unico rimpianto che ho è di non averlo scoperto io!».

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