Lo scrittore sambenedettese Bacà tra i 12 finalisti dello Premio Strega con il libro “Nova”: «È meraviglioso, ci speravo»

Fabio Bacà
Fabio Bacà
di Alessandra Clementi
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Domenica 3 Aprile 2022, 09:30

SAN BENEDETTO - Tra i 12 finalisti al Premio Strega di quest’anno c’è anche il sambenedettese Fabio Bacà con il suo ultimo libro “Nova” edito da Adelphi. Bacà, classe 1972, nato a San Benedetto dove ha frequentato l’Istituto tecnico Commerciale ha poi frequentato il corso di Giornalismo a Macerata, anche se oggi fa il personal trainer. In passato si è occupato di giornalismo prima di approdare all’insegnamento delle ginnastiche dolci. Ha scritto alcuni racconti brevi e poi ha iniziato con i romanzi.

Nel 2019 Adelphi ha pubblicato il suo esordio, “Benevolenza cosmica”, finalista al premio opera prima al premio The Bridge, al premio Megamark, vincitore del 40° premio città di Moncalieri, lo scorso ottobre ha vinto anche il prestigioso riconoscimento Severino Cesari di Umbria Libri. L’anno scorso è arrivata la sua seconda creatura: “Nova”, romanzo che racconta la storia di Davide, neurochirurgo.


Cosa si prova a essere nella semifinale del Premio Strega?
«È meraviglioso. Erano 33 anni che Adelphi non arrivava alla finale dello Strega. Ci speravo davvero». 
Tra l’altro lei ha sempre pubblicato con Adelphi che si contraddistingue per la qualità delle sue produzioni.
«Sì, è una casa editrice indipendente che punta alla qualità dei romanzi che pubblica».


Lei ha avuto un percorso formativo eterogeneo, con un diploma da ragioniere e a un passo dalla laurea in giornalismo ora si ritrova scrittore e personal trainer. 
«Mi sono diplomato in ragioneria per poi frequentare la scuola di giornalismo e mi manca un esame ma ho abbandonato quando ho saputo che l’Ordine dei giornalisti non riconosceva questo corso.

Ho collaborato con qualche testata e ho avuto anche un mio mensile “Il cittadino”, ma poi ho lasciato questa strada e ora lavoro come personal trainer».


Come è arrivata la scrittura?
«Ho sempre amato scrivere e sognavo di diventare uno scrittore. Ho iniziato tardi, a 33 anni, quando molti addirittura smettono. Prima ho pubblicato una raccolta di racconti poi ho scritto un libro mai uscito, per poi arrivare al romanzo “Benevolenza cosmica” e lo scorso anno “Nova” terminato durante il lockdown».


Come si diventa scrittori? 
«Ho inviato il dattiloscritto ad alcuni agenti e da lì l’interesse di Adelphi che da anni non puntava su un esordiente».


I suoi scrittori di riferimento?
«Gli autori americani da De Lillo a Philip Roth passando per Foster Wallace ma anche gli italiani come Sandro Veronesi e Umberto Eco».


Che rapporto ha con San Benedetto? La provincia di solito rappresenta uno sprone per molti scrittori...
«Sono nato e cresciuto a San Benedetto anche se attualmente vivo ad Alba Adriatica ma mi lega un rapporto simbiotico con la mia città di nascita».


Pensa che a San Benedetto, dal punto di vista culturale, si possa fare meglio? 
«San Benedetto sotto il profilo culturale deve tutto a Mimmo Minuto che è molto più di un libraio. Per il resto c’è ancora tanto da realizzare, soprattutto creare uno spazio e un format che possa crescere e contraddistinguere la Riviera». 


Sta lavorando a una prossima opera?
«Sì, non riesco a stare fermo, detesto la serialità e i miei libri sono sempre molto diversi tra loro».

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