Nori De' Nobili e Alda Merini, una mostra
nel segno della malattia mentale

Nori De' Nobili e Alda Merini, una mostra nel segno della malattia mentale
di Lucilla Niccolini
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Lunedì 24 Agosto 2015, 21:19 - Ultimo aggiornamento: 21:21
ANCONA - Nori De' Nobili, Alda Merini e l'oscuro legame che le lega. C'è da augurarsi che sia considerata il nume tutelare della comunità di Trecastelli, un comune che di recente si è formato dalla fusione di tre paesi. Sta assumendo il ruolo di genius loci, Nori De' Nobili, artista marchigiana per troppo tempo misconosciuta, da quando nel centro storico di Ripe le è stato dedicato un museo. Il Villino Romualdo nella centralissima piazza Leopardi è oggi il tempio laico postumo di questa pittrice. Carlo Emanuele Bugatti, che ne è il direttore, ha profuso le sue energie, per rintracciare e valorizzare – a suo tempo anche con la collaborazione di Enzo Cucchi e di Orfeo Tamburi – per raccogliere infine le sue opere disperse, che ora assommano a una collezione di oltre 1400 pezzi.



L'occasione per parlarne è stata offerta ieri dall'assessore regionale alle Pari Opportunità, Manuela Bora, che ha presentato alla stampa una serie di iniziative che collegano il Museo Nori De' Nobili alla Casa delle Artiste-Museo di Alda Merini di Milano. L'abbinamento tra le due artiste, della parola poetica l'una e del segno pittorico l'altra, accomunate da un'esistenza segnata dalla follia, si colloca, come ha voluto sottolineare la senatrice Silvana Amati, sostenitrice dell'iniziativa, "nel percorso intrapreso vent'anni fa dalle donne nelle istituzioni per portare alla ribalta la cultura espressa al femminile".



E da lei era partito infatti - ha ricordato il sindaco di Trecastelli Fausto Conigli - il progetto di questo museo che a novembre inaugura la collaborazione con il Museo Alda Merini attraverso una mostra di venti opere di Nori De' Nobili da esporre a Milano, a cura dallo stesso Bugatti. Poi, a dicembre, sarà il Museo di Trecastelli a ospitare l'esposizione di un gruppo di artiste contemporanee coordinate da Maria Jannelli. L'iniziativa avrà il patrocinio del Senato della Repubblica.



Due donne a confronto, dunque, ma soprattutto in gioco è una nuova valorizzazione della creatività femminile, come ha avuto modo di sottolineare l'assessore Bora, che si è detta "orgogliosa ed emozionata" di presentare e sostenere questa inedita collaborazione, che passa anche attraverso la supervisione del docente di pittura all'Accademia di Brera, professor Renato Galbusera, impegnato nella promozione della creatività femminile.



D'altra parte, la rarità, se non l'unicità di un museo dedicato esclusivamente a una donna artista, fa di questa piccola preziosa istituzione di Trecastelli un esempio da sostenere, come ha avuto modo di sottolineare il professor Gianmario Raggetti, consulente del museo. “Vorremmo arrivare a farne – ha aggiunto il professor Bugatti – un Centro Studi sulle donne nell'arte del '900, in collaborazione con il Museo delle Artiste di Washington”.



Nori De' Nobili



Nata a Pesaro da nobile famiglia nel 1902, Nori De' Nobili ha vissuto la sua infanzia nella settecentesca Villa Centofinestre a Brugnetto di Ripe, di proprietà della famiglia della madre Luisa Augusti-Castracane. Dopo aver studiato a Fano, si trasferì nel '24 a Firenze con la famiglia, e qui assorbì i fermenti artistici attraverso il magistero del pittore macchiaiolo Ludovico Tommasi. Si accostò al Gruppo Strapaese che ebbe in Ottone Rosai e il Mino Maccari i suoi esponenti più autorevoli. E nella città medicea si innamorò, ma il forzato allontanamento da Firenze, voluto dalla famiglia, le provocò un disagio che nel tempo si sarebbe a poco a poco, anche a seguito della morte della madre, trasformato in follia. Di straordinaria prolificità artistica, continuò a dipingere anche nel lunghi periodi in cui fu ricoverata in case di cura psichiatrica, nell'ultima delle quali, Villa Igea di Modena, chiuse gli occhi, stroncata dal cancro, nel 1968. “La sua esperienza - rifletteva ieri l'assessore Bora - è esemplare delle conseguenze degli eterni pregiudizi riservati alla creatività femminile”.
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