Da Musicamdo a Blu Rainbow, il percorso di Pierfrancesco Ceregioli, Tonino Monachesi e Roberto Bisello

Pierfrancesco Ceregioli, Tonino Monachesi e Roberto Bisello
Pierfrancesco Ceregioli, Tonino Monachesi e Roberto Bisello
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Domenica 11 Aprile 2021, 17:11

MACERATA - Dall’esperienza di tre musicisti, insieme nella Musicamdo jazz orchestra, nasce il trio “Blu Rainbow”: Pierfrancesco Ceregioli, Tonino Monachesi e Roberto Bisello, residenti nel Maceratese. Il loro primo disco è omonimo del gruppo ed è uscito sotto l’etichetta Workin’ label.

 
Ceregioli, come nasce il progetto?
«L’abbiamo pensato durante il primo lockdown: io al piano e alle tastiere, Tonino alle chitarre, al basso e al flauto e Roberto alla batteria. Abbiamo deciso di provare qualcosa che in altri generi è già in uso, ma che nel jazz si è visto poco: costruire un disco “a distanza”. La sfida era ricreare l’interplay, ovvero l’interazione, pur non essendo insieme. Dopo registrazioni su registrazioni e un lungo editing, abbiamo raggiunto lo scopo e, già che c’eravamo, abbiamo inserito alcuni ospiti».

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Come mai?
«Li conoscevamo, arrivano dall’Italia e dall’Europa. Visto che la distanza era l’elemento fondante del progetto, non è stato un problema. Inviavamo una base con la batteria, loro registravano sopra e ci restituivano la traccia. Siamo andati avanti sempre così fino al mix finale, che ci ha soddisfatto».


Come mai questo nome: arcobaleno blu?
«Ci sono sette musicisti, proprio come i sette colori dell’arcobaleno che ritroviamo anche nel blues e nelle sue varie sfumature.

Potremmo definirlo un arcobaleno musicale, e di musicisti».


Sono vostre composizioni?
«Tre nostre, sì, e quattro cover. Il mio brano preferito è l’ultimo, che abbiamo composto io e Tonino. Si intitola “Tempo perso”: il riferimento al lockdown è puramente voluto, anche perché il ritmo è fatto di continui cambi nel tempo della musica».


Siete soddisfatti di come è venuto il lavoro?
«Sì, anche perché ha richiesto molte competenze. Ma volevamo quel quid che ci facesse fare il salto di qualità: ecco l’etichetta discografica di Irene Scardia. Un conto è un lavoro che piace a chi l’ha fatto, un altro è quando viene apprezzato da qualcuno che non ti conosce».


Un giorno sarete live?
«Certo, ma non mi chieda quando. Al momento è complicato dirlo: già noi, io di Treia, Tonino di Colbuccaro di Corridonia e Roberto di Crispiero, insieme è complicato. Poi gli ospiti che sono lontani, con la mobilità come è oggi, e l’eventuale riapertura al 25%, è dura. Un contesto come quello attuale limita la serenità mentale per suonare. Confidiamo nel tardo mese di luglio».


Per il futuro come vi vedete?
«Credo che potremmo dare il ritmo a chiunque, creare una base e poi ripetere questo progetto. Vorremmo proprio farlo, magari con altri nuovi ospiti. La nostra è un’idea di musica fluida che bypassa i generi».


La Musicamdo Jazz Orchestra?
«Non ci siamo più visti. Almeno in presenza: l’ultima volta che abbiamo suonato tutti insieme è stato per il Festival del Settembre 2020. Vorremmo provare a ripartire. Io sto arrangiando un nuovo repertorio, ma al momento restano solo idee. L’incertezza è grande ed è difficile programmare. Siamo però sempre in contatto pronti a ripartire appena si potrà». 

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